Rinnovabili: l’Italia troppo lenta

rinnovabiliSulle fonti rinnovabili che dovrebbero dare un po’ di sollievo al nostro pianeta, l’Italia è ancora troppo lenta e continuando così è improbabile riesca a raggiungere gli obiettivi di 125/150 Gw entro il 2030.

Lo mette nero su bianco il Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 (Rer) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano (PoliMi), presentato il 22 maggio. Intanto però, si sottolinea nel report, l’elettrificazione dei consumi va veloce, portando al raddoppio del fabbisogno elettrico, stimato addirittura in un +126%, entro il 2050.

La relazione conferma che nel 2022 sono stati installati 526 MW di energia eolica e 2,5 GW di fotovoltaico, un totale di circa 3 GW totali, certo un incremento rispetto agli 1,3 GW del 2021, ma non sufficiente considerando gli obiettivi del Piano nazionale per l’energia e il clima, ovvero 3,2 GW di eolico e 3,8 GW di fotovoltaico per ogni anno dal 2019 al 2030. Insomma, stiamo messi male. Lo aveva già “allarmato” il report di Legambiente del marzo scorso, in cui si parlava di “ostacoli normativi, burocratici e culturali che frenano la transizione energetica in Italia”. Addirittura, secondo l’associazione ambientalista, sono 1364 gli impianti di rinnovabili in lista d’attesa e ancora in fase di valutazione, il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Nel 2022 solo l’1% degli impianti fotovoltaici ha ricevuto l’autorizzazione. Va peggio per l’eolico on-shore fermo allo 0%. E da poco questi altri dati dal PoliMi.

E allora? Per gli esperti che hanno redatto la ricerca, per raggiungere i target 2030, servirebbero investimenti notevoli, tra i 43 e i 68 miliardi di euro, con una bella ricaduta sull’occupazione, però, poiché si creerebbero circa 400mila posti di lavoro e oltre. E naturalmente la riduzione delle emissioni di anidride carbonica sarebbe notevole. Va ancora una volta va rimarcato che, se ci fosse stato un maggior numero di impianti da fonti rinnovabili, ad esempio, la crisi energetica da fonti fossili che stiamo vivendo, magari sarebbe stata gestita al meglio. Ma ciò non è stato: fotovoltaico e eolico (in calo del -9,5% a confronto col periodo gennaio/aprile 2022), e tutte le rinnovabili in genere, sono irrilevanti nella produzione di energia.