Colleferro con sorpresa

ColleferroNell’ambito delle belle iniziative del Museum Gran Tour, c’è stata una notevole sorpresa in una città conosciuta soprattutto per i suoi cementifici/zuccherifici e da qualche tempo per la sua industria aerospaziale: è Colleferro, sede di un interessante museo civico, esattamente Museo Archeologico comunale del territorio Toleriense (dall’antico nome del fiume Sacco, Tolero, dal latino Tolerus nel cui territorio si trova). Si tratta di uno di quei musei piccoli di cui è ricca l’Italia, che presentano tesori unici, come Barbarella. Chi è? Qui a Colleferro l’hanno chiamata così in onore della loro patrona, Santa Barbara. Lei è una femmina di Palaeloxodon antiquus, la cui ricostruzione ad altezza reale (oltre 4 metri) accoglie con sorpresa (ci sta tutta) i visitatori nella prima sala dell’edificio che ospita il museo (un po’ troppo difficile da trovare, però, vicino alla Rsa e a vari ambulatori). Parecchi resti di questo elefante “dalle zanne dritte” che viveva in zona qualcosa come 35mila anni fa, sono stati trovati nei primi anni ’90 del secolo scorso, nel corso di uno sbancamento per costruire villette e tanto per cambiare un ulteriore centro commerciale, a Colle Pantanaccio. Anno dopo anno le ricerche hanno portato alla luce tante testimonianze di altri mammiferi, bue primigenio, ad esempio, e cervo antico. Nelle speranze degli addetti ai lavori c’è una visione fantastica: realizzare un parco archeo-paleontologico in zona Pantanaccio, per avere sempre sotto gli occhi il gran passato di questa cittadina. Ma si sa, il comune di Colleferro (come gli altri d’Italia) di risorse economiche non ne ha molte, e la cultura, in certe situazioni, resta all’angolo. Però, “mai dire mai”.

Il museo ha pure altre chicche e racconta la storia degli uomini che abitarono qui, a partire dal Paleolitico inferiore, via via le tracce fanno passare i secoli tra reperti di vario tipo (molte le testimonianze domestiche) e ricostruzioni chiarificatrici. Tutto da godere e ammirare con calma e attenzione.

Per poi uscire dal museo e dirigersi in un’altra sorpresa della città: il suo castello. I visitatori sono stati accompagnati in questa ulteriore scoperta “made” in Colleferro, dal direttore del Museo Archeologico Comunale del Territorio Toleriense, Angelo Luttazzi: si tratta di una vera e propria ricchezza semisconosciuta che però da qualche anno il Comune vicinissimo a Roma, guidato da Pierluigi Sanna (al momento vicesindaco della Città Metropolitana Roma Capitale), sta cercando di valorizzare.

L’area del Castello è circondata da un parco cittadino e ora è appunto proprietà comunale: decisamente affascinante, con una parte della struttura diroccata e attualmente semi vestita da varia vegetazione.

Colleferro 1Si sa che probabilmente Il Castello di Colleferro è stato costruito su un precedente edificio dell’VIII secolo, ma non che cosa sia successo negli anni successivi. Documenti dell’inizio del 1300 parlano di un diritto di possesso di un certo Giovanni Conti, rappresentante della famiglia che lo avrebbe fatto edificare. Una data è certa: nel 1431 il Castello fu distrutto dai mercenari mandati lì dai Colonna, che erano entrati in guerra con i Conti. Quel che rimane fa capire che era una fortezza con una corte interna, forse anche con una torre, poi però abbandonata e diventata una fattoria al centro di un possedimento agricolo e anche abitazione di privati (c’è ancora una famiglia di anziani che vive là, con le galline che scorrazzano nella corte interna su cui si affacciano bifore di arabeggiante memoria. Nel corso dei secoli il Castello passa di mano in mano, di famiglia in famiglia. Per arrivare a noi che lo guardiamo con curiosità, immaginando le gesta degli antichi abitanti.

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