Portatrici di Carnia: storia da rileggere (e scoprire) con Fiore di roccia

Preparatevi: nel leggere la storia delle portatrici di Carnia nel corso dei terribili anni della prima guerra mondiale, la commozione è compagna fedele. Non si tratta di sentimentalismo, ma la scoperta di un mondo sconosciuto ai più che emergono dalle emozionanti parole di Ilaria Tuti, asciutte ed evocative, nel suo “Fiore di roccia” (edito da Longanesi). Portatrici Fiore di RocciaQui si tratta di un romanzo, con personaggi inventati ma che traggono vitalità dalla storia vissuta in una manciata di anni, tra l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917, quando un gruppo di donne, le portatrici, appunto, diventano essenziali per rifornire di cibi ed armi i soldati ingabbiati nelle trincee sulle aspre rocce della Carnia. Ma ci sono anche altri carichi, visto che compito delle donne è pure quello di scendere portando dentro le gerle (le ceste di legno) i corpi dei soldati uccisi dagli austriaci, a pochi passi di loro. Lo scenario è quello della zona di Timau, Udine, le cui vette tutto intorno sono trasformate in campi di battaglia. Le portatrici sono volontarie, di gran supporto ai combattenti al fronte. Nelle parole di Tuti si disegnano anche amicizie tra loro e i militari, come succede alla protagonista Agata con il comandante Colman e il dottor Janes. Le portatrici sono compensate con una lira e cinquanta centesimi a viaggio, equivalenti a circa 4 Euro odierni (si legge nel sito del Museo della Grande Guerra a Timau). Tre di loro rimasero ferite: Maria Muser Olivotto, Maria Silverio Matiz da Timau e Rosalia Primus da Cleulis. Una fu colpita a morte: Maria Plozner Menti, l’unica donna cui è stata dedicata una caserma e a cui nel 1997 il presidente della Repubblica Scalfaro riconosce la Medaglia d’oro al Valor Militare. Le portatrici camminano con ai piedi i loro silenziosi scarpets, strati di ritagli di stoffa e spago, tanto che a un certo punto si racconta che un gruppo di soldati li usa per muoversi senza fare rumore. Quelle donne non hanno avuto riconoscimenti economici, pur prendendo parte al conflitto in prima persona, ma tra il 1972-1973 a loro fu riconosciuta la Croce dell’Ordine di Vittorio Veneto.

Portatrici Fiore di roccia
Una foto delle portatrici proveniente dal Museo ella Grande Guerra di Timau

Il bello del libro di Tuti è certo riconsegnare alla memoria anche dei più distratti dolorose pagine di storia, ma pure di inframmezzare al valore di queste donne, quello delle loro storie di persone comuni, dedite però da sempre alla fatica e a ottenere con il sangue e con i denti le necessità per vivere, madri, mogli, sorelle, figlie. Come è Agata che da tempo cura il padre malato al quale, quando muore, rivolge parole del genere: “Quello del tuo cuore è l’ultimo battito di una famiglia, con te il “noi” si estingue, resta solo questo “io”, un pezzo troppo piccolo per costruirci qualcosa. Perdona la mia stanchezza, se puoi. Perdona se a volte ho creduto che tutto questo fosse troppo da sopportare”. Disperazione ed enorme tristezza, ma per Agata alla fine della guerra ci sarà un raggio di luce. Da leggere tutto d’un fiato.