Centinaia le specie di palme tropicali e sub-tropicali, alcune molto rare. A finanziare il mantenimento dell’orto botanico ci pensa la Fondazione Nicola del Roscio (nata attorno all’arte dell’artista statunitense Cy Twombly, vissuto a lungo proprio a Gaeta) e ogni tanto le palme si svelano ai curiosi visitatori, magari anche durante una delle aperture legate al FAI (lorto fa anche parte del network dei Grandi Giardini Italiani). La gente qui non deve assembrarsi, perché le palme hanno bisogno di tranquillità. L’equilibrio è molto delicato, si utilizzano sostanze naturali per la cura e il sostegno delle palme (alcune sono cinte da plastiche anti insetti nocivi) che sono irrigate grazie a un sistema di cisterne in grado di immagazzinare l’acqua piovana. Quando si entra, la vivacità dei diversi tipi di verde arricchisce gli occhi desiderosi di immergersi in quel panorama di piante insolite, tra la sinfonia delle cicale in un pomeriggio di fine giugno. Incamminarsi tra i sentieri, fermarsi tra i ripiani qua e là, respirare gli odori, è una magia che rende un po’ romantici un po’ naturalisti alla scoperta di bellezze lontane per fortuna straordinariamente vicine. Vicino all’orto botanico, la Fondazione ha preso in affitto per 6mila euro l’anno dal Comune che ne è proprietario, un terreno da recuperare e che sarà restaurato, eliminando detriti edilizi, tondini di ferro, immondizie varie, ripristino canalizzazione delle acque piovane e delle mura dei terrazzamenti. Qui sono già stati piantati circa 800 cespugli di piante diverse, soprattutto quelle adatte per richiamare api e uccelli, irrigando almeno nei primi tempi con acqua piovana in contenitori di zinco. Alla scadenza del nono anno, nel 2024, la Fondazione restituirà al Comune di Gaeta il terreno restaurato affinché ne godano tutti.