Ninfa dormiente: risveglia l’emozione

Ninfa dormiente è l’ultimo romanzo scritto da Ilaria Tuti per Longanesi (18,60 €€€). Per chi non la conosce la giovane scrittrice di Gemona, è una vera piacevole sorpresa: personaggi e paesaggi sono disegnati in modo tale da rimanere ben fissi nella mente e nel cuore.

ninfa dormiente

I protagonisti sono tanti anche se ufficialmente è lei il commissario Letizia Battaglia che tira davvero le fila di questa storia: sono soprattutto la sua arguzia, la sua intelligenza, la sua intuizione a dipanare la trama oscura di Ninfa dormiente, arrivando al risultato finale. Una donna, il commissario, che comincia ad avere seri problemi di salute: oltre al diabete, è l’alzheimer a farle temere di perdere la sua capacità di “vedere” oltre le apparenze e risolvere il caso. Così, ogni tanto rigira con una mano il braccialetto in cui c’è incisa la sua vita, chi è-come si chiama-cosa fa. Battaglia pensa di essere sola ma non è così: tutta la sua squadra le è accanto per intervenire, eccome. Dunque, in Ninfa dormiente, oltre a lei, riga dopo riga si crea un affetto pure con gli altri “attori”: viene spontanea la voglia (arrivati all’ultima pagina) di capire/scoprire cosa accadrà di loro. Insomma, anche se Ninfa dormiente finisce, si vorrebbe andare avanti, e ancora e ancora. C’è l’ispettore Marini, che in fondo diventa quasi il figlio mai avuto di Teresa, liberato dai pesi di un passato di cui non ha colpa e liberato in buona parte proprio da lei, con parole e azioni mirate: lo aiuta a capire ciò che già era in lui e ad accettare una sua nuova vita, luminosa senza dubbio, con una bimba in arrivo. Da citare anche la ragazza cieca dai capelli azzurri Blanca e il suo cane Smoky: insieme sono imbattibili a scoprire resti di cadavere. Già perché qui di cadaveri si parla, partendo da uno insolito del passato, un dipinto che ritrae la ninfa del titolo, una ragazza scomparsa alla fine della guerra e il cui ritratto è stato realizzato con il sangue del suo stesso cuore. Poi ci sono i cadaveri attuali che sconvolgono non poco rispetto a quelli “antichi”. E soprattutto però c’è il protagonista super, il paesaggio, che tocca le corde delle emozioni. Quella terra di frontiera tra Friuli e Slovenia, quei boschi su cui si cammina morbidi in un tappeto di foglie e di aghi di pino e quei colori incredibili. È il bosco che nel fitto dei sui alberi e rovi conserva segreti e magie, cose buone e cose cattive. La natura nella sua straordinaria bellezza crea un incredibile contrasto con la cattiveria umana di chi vorrebbe non essere uomo/donna ma ergersi dea/dio, prendendosi le vite secondo uno strano disegno creduto divino. Ma che non lo è affatto. Il bosco alla fine riesce a rasserenare il racconto e accompagna chi resta alla prossima avventura, nella consapevolezza che la  follia umana inesorabilmente viene stoppata dalla saggezza e dalla capacità di capire e vedere al di là delle apparenze, nonostante tutto. Belle, le gesta di Letizia & Co, da non mancare per perdersi (e ritrovarsi) nei meandri frondosi della mente e sempre del cuore.