Raccontare le meraviglie del bosco

Un bosco da amare e da raccontare: ecco cosa succede tra le pagine di questo libro di Altraeconomia Edizioni. Non a caso il titolo è “Le meraviglie dei boschi italiani”, con un sottotitolo ancora più evocativo: “Guida sentimentale al patrimonio forestale più bello d’Europa”.Meraviglie Bosco Lo scrive Alessandro Cerofolini, che di lavoro ha scelto di entrare qualche anno fa nella Forestale (corpo ora all’interno dei Carabinieri), diventando poi dirigente della Direzione generale delle foreste nel Ministero dell’agricoltura , della sovranità alimentare e delle foreste e occupandosi di alberi monumentali e boschi vetusti. Qualifiche di un certo livello ma anche dopo aver letto il suo libro è evidente che Cerofolini, di boschi-piante-animali è soprattutto un appassionato. Ed è facile pensare che stare in un ufficio al Ministero gli sia “stretto” e il desiderio impellente, come ben descrive nell’ultimo capitolo de “Le meraviglie dei boschi italiani”, sia quello di calzare un buon paio di scarponi per immergersi nella natura di primo mattino, anzi, quando l’alba è appena spuntata, magari per raggiungere il suo “bosco del cuore”. Non lontanissimo da casa a Roma, dove abita: in un’oretta arriva sul Monte Autore, 1885 metri d’altezza, nel Parco regionale dei Monti Simbruini, 30mila ettari di boschi, monti, sentieri silenziosi. Del resto, ognuno di noi ha un “suo” bosco, e lo dice subito, l’autore: è difficile descrivere e narrare dei tanti “verdi”, diversi tra loro, che si trovano in Italia, dai litorali alle alte vette, passando per maestosità in termini di taglia e di età, di “comunità” e luoghi fantastici, in cui le foreste sono incredibili “scrigni di biodiversità”, come qualcuno li ha soprannominati, in modo assolutamente centrato.

Lo scrittore, nel narrare “sentimentalmente” le variabili del bosco italiano, nelle prime pagine ci dà anche qualche informazione sui relativi numeri: le foreste italiane occupano oltre 11 milioni di ettari, sono formate da oltre 12 miliardi di alberi, rappresentano il 36,7% del territorio nazionale e sottraggono all’atmosfera qualcosa come 46,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Le regioni più “forestose” sono Sardegna, Toscana, Piemonte, Calabria, Lazio, quelle meno Puglia, Molise, Valle d’Aosta. Ci sono più latifoglie che conifere, il top per estensione è di quercete a rovere, roverella, farnia, seguono faggete e boschi di cerro. Tra gli alberi autoctoni più diffusi ci sono faggio, abete rosso, castagno, cerro. Seguono larice, roverella, carpino nero, abete bianco, leccio, pino nero, pino silvestre, pino domestico, rovere, ontano, farnia. Tra le specie non italiane ci sono: douglasia, cedro, robinia, ailanto, eucalipto.

Roma capitale è il comune capoluogo di provincia con la maggiore superficie boschiva, 41mila ettari, Cagliari invece ha soltanto 348 ettari di territorio coperto da alberi e arbusti.

In Italia la superficie forestale è in aumento, segnala Cerofolini, ma il bosco si utilizza poco (come legna da ardere, edilizia, arredamento) perché si preferisce importare alberi dall’estero. Dunque c’è un aumento di boschi non curati, ovvero i nostri compagni verdi si riappropriano di aree montane o agricole abbandonate e crescono in modo spontaneo, senza programmazione del territorio da parte dei nostri amministratori. Ma questa è un’altra storia. I boschi italiani sono “poveri” dal punto di vista produttivo e silvicolturale, poco utilizzati, ma “ricchi” perché colmi di biodiversità animale, vegetale, paesaggistica, come sottolinea l’autore prima di “accompagnarci” a scoprire le meraviglie,, alcune zone green da monte a costa, con qualche pausa attorno a vulcani, fiumi e laghi…