La torre di Pomezia che svetta nella campagna romana

Torre tor maggiore

Di questa torre di Pomezia, dal nome che è tutto un programma, Tor Maggiore, ne avevamo scoperto l’esistenza leggendo la godibile guida di Luigi Cherubini “I centro casali più belli della campagna romana” (Edizioni progetto cultura). Lei, la Torre, che guarda dall’alto dei suoi 34 metri, resiste al suo posto e nella sua pianta quadrata di oltre 7 metri per lato: di questi tempi, la si potrebbe definire “resiliente”, perché ne deve aver passati di eventi e chissà quante ne ha viste, nei suoi 10 secoli di vita. Una torre a Pomezia è inaspettata, eppure, quando la città di fondazione (come si sa erano chiamate quelle costruite durante il fascismo) non era ancora nemmeno un’idea, poiché “nata” nel 1938, lei esisteva da un bel po’. Gli storici infatti datano all’XI-XII secolo Tor Maggiore, situata all’altezza del numero 21 della via Ardeatina, che un tempo era l’antica via Satricana: si trattava di uno dei posti di guardia disseminati in questo territorio, tra il litorale e i Castelli, in difesa pure del vicino castello del Cerqueto. Già dall’VIII secolo i papi avevano organizzato sul territorio pontino tutta una serie di fattorie, le domus cultae, in cui produrre quanto serviva per l’alimentazione dello Stato pontificio e di Roma. In particolare qui sul sito di Tor Maggiore venne installata la domus culta dedicata a S. Edistius, un soldato ucciso ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano proprio in zona. Col passare del tempo, arrivando al XII secolo, qui ci doveva essere con la torre un ampio complesso con tutto attorno coltivazioni ricche e intense.

Torre tor maggiore 1Quel che resta ora, assieme a Tor Maggiore con una vistosa fenditura su una delle pareti, tanto da far sorgere spontanea la domanda “ma come fa a resistere?”, è una cinta muraria merlata e rovine di una probabile chiesa. Che il monumento sia degno di nota lo testimonia anche il fatto che nel 1914 lo Stato Italiano lo mise a vincolo grazie a una legge di tutela dei beni culturali, la prima in Italia, la Legge Rosadi, risalente addirittura al 1909. Ma non fu che la prima di una serie di vincoli monumentali, che non hanno però portato a interventi veri di conservazione. E così la grossa fenditura non presagisce nulla di buono. Secondo il Fai, nel novembre 2014, l’Associazione Latius Vetus, il Comune di Pomezia e l’Università La Sapienza di Roma hanno firmato un protocollo d’intesa per acquisire il monumento di 5 piani, salvarlo e renderlo fruibile grazie a un progetto di restauro.

Andarla a visitare, Tor Maggiore, non è facilissimo, soprattutto perché è in pratica assediata dalle diverse attività della zona industriale, che hanno sostituito i campi coltivati del tempo che fu. Eppure, al di là dei capannoni, del viavai dei camion, delle discariche di vario tipo che decorano in modo non gradevole via della chimica, come si chiama la strada che porta alla torre, il suo fascino rimane intatto e fa scatenare la fantasia su cosa davvero potrebbe raccontare.