Garbatella è centenaria

Manca una manciata di giorni, già nel 2020: esattamente il 18 febbraio 1920 veniva posata la prima pietra (nientepopodimeno che dal re Vittorio Emanuele III) per un nuovo quartiere, Garbatella, destinato alle famiglie degli operai le cui aziende fiorivano nel circondario. Per loro, era prevista una vera e propria città giardino in cui le comodità moderne sarebbero andate a braccetto con un’architettura raffinata, parchi e cortili rigogliosi di piante.

Garbatella è centenaria
All’interno di un cortile di Garbatella, un microcosmo comune

Ne parla in “Garbatella 100 – il racconto di un secolo” (Jacobelli editore, 25 €) un gruppo di autori, coordinati dal giornalista Gianni Rivolta, nato ad Abbiategrasso, nel milanese, ma abitante qui da un quarantennio, evidentemente folgorato da questo luogo dove protagonista è il colore arancio-ramato dei suoi palazzi, grandi e piccoli. Garbatella è centenariaNe è scaturita una pubblicazione originale, un vero e proprio “album di famiglia”, scrive Rivolta nelle prime pagine, “un diario di una comunità di uomini e donne”, che ha attraversato da protagonista le diverse fasi della storia del Novecento anche attraverso l’evoluzione architettonica di queste strade, in cui sono intervenuti i più grandi architetti del fascismo. Il racconto di un secolo, in questo “Garbatella 100”, scorre via pagina dopo pagina e commuove così come tutte le informazioni e le fotografie (alcune inedite) che contiene. Il che ne fa, dice Rivolta, una strenna, “un documento importante, che merita di essere custodita in tutte le case del quartiere”. Su questo chi scrive non è d’accordo: una tale opera va conservata anche nelle abitazioni di tutti i romani che arrivano in loco a cercare quell’atmosfera speciale che, negli anni, è rimasta tale, pur se ha cambiato (un po’) le sue sfumature.

Garbatella è centenaria
Il bar diventato famoso nella serie tv “I Cesaroni”, anche questa è Garbatella

È sempre bello gironzolare qua e là per Garbatella, passando davanti al suo Palladium ora teatro di varia utilità e salendo verso il mercato coperto, certo cambiato nel tempo, ora forse un po’ sofisticato, con prodotti a km zero, che però hanno dimenticato il fantasioso disordine di un tempo dove le voci e le merci erano tante e ognuno trovava la verdura, il formaggio, il pane venuto a cercare… altri tempi, si sa. E verso piazza Damiano Sauli, una scuola imponente, che ancora oggi mostra bene il periodo in cui è stata concepita, 1930: l’architetto mixò stile neoclassico e razionale, in un risultato che ancora oggi scatena qualche uao. Vicino, la scuola di San Francesco Saverio, costruita nel 1933 da Alberto Calza Bini… Qui Giovanni Paolo II nel dopoguerra venne a farsi le ossa… da prete. Ancora qualche passo ed ecco il bar diventato famoso nella fiction “I Cesaroni”. I più belli di tutti però sono i cortili, piazze comunitarie e verdeggianti: si entra da una parte e si esce dall’altra, in un poutpurri di colonne, decorazioni, statue animalesche e non, ce n’è per ogni gusto, per starsene tanto a testa in su. Molto interessante tra gli altri il capitolo dedicato a cosa c’era “prima” della Garbatella, con disegni, piante, foto d’epoca. Ma a proposito, come mai Garbatella si chiama così? Tutto un altro capitolo è dedicato all’annoso tema.Le ipotesi sono tante, tra cui quella di una bella ostessa rimasta vedova a gestire la sua trattoria in cui serviva con “tanto garbo” pietanze, vino e… se stessa. Ne parla addirittura, anche se l’argomento era decisamente “poco conveniente”, il bollettino parrocchiale della non lontana Basilica di San Paolo, anno 1932.