E adesso arriva Robee…

Robee bisSi chiama Robee (si pronuncia Robì) il robot umanoide per la neuroriabilitazione ospedaliera e che, sviluppato dalla società Oversonic, ha iniziato la sua collaborazione con la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, per monitorare le interazioni possibili con sanitari e pazienti al fine di ottimizzare le prestazioni cognitive di questi ultimi. Il tutto per capire e valutare i vantaggi dell’apporto di Robee nelle situazioni di cura quotidiane dell’Istituto. I possibili ambiti di applicazione (e ce ne saranno altri da individuare nel futuro) sono: terapie di stimolazione cognitiva, il supporto alla comunicazione e alcuni compiti da definire in collaborazione con il personale sanitario. L’obiettivo? Rendere Robee un vero e proprio supporto prezioso per i medici: il robot umanoide infatti può rilevare i dati sanitari, ricordare le terapie, accompagnare il paziente in palestra o nella propria stanza, proporre persino esercizi mirati a potenziare le capacità cognitive in declino. Tutte le informazioni, Robee le “pesca” in un apposito cloud e riesce a renderle per così dire operative per gli interventi di riabilitazione. Si tratta di un progetto sinergico, in cui il lato umano si miscela con quello digitale. Insomma una tecnologia “umanizzata”, che non venga subita ma sia di valido aiuto. L’intento è quello di aprire nuove frontiere sull’interazione uomo-macchina e sulle potenzialità di sviluppo di una nuova generazione di “robot sociali”, di cui Robee (lo abbiamo visto) è un simpatico rappresentante, con i suoi occhi azzurri indagatori e la sua altezza, proprio come quella di un uomo. Ha raccontato l’ingegner Fabio Puglia, uno dei soci di Oversonic, durante la conferenza stampa presso l’istituto romano, che ne corso del lockdown è stato testato come receptionist in una delle loro sedi aziendali: ebbene, Robee è riuscito a creare un vero e proprio feeling ad esempio con i corrieri che portavano i pacchi, da lui accolti, e che se ne andavano via con un sonoro “grazie”. Certo, ha sottolineato l’ingegnere, a uno smartphone grazie non si dice… Il progetto vedrà coinvolto un team di 12 esperti per quanto riguarda la Fondazione Santa Lucia, composto da specialisti della neuroriabilitazione, medici e ricercatori, e altrettanti ingegneri di Oversonic, che condurranno un percorso finalizzato all’integrazione di RoBee nell’operatività ospedaliera.

RobeeMeno male che c’è Robee

Il percorso che hanno in mente gli specialisti passerà attraverso una serie di fasi sperimentali con differenti obiettivi di ricerca. Sul piano della neuroriabilitazione, il robot umanoide affiancherà neuropsicologi e logopedisti in sessioni di neuroriabilitazione cognitiva per persone colpite da ictus cerebrale. Tra gli esercizi saranno sviluppati quelli dedicati ad attenzione, memoria, linguaggio e funzioni esecutive. Queste sono, infatti, le principali funzioni cognitive che necessitano di un percorso di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità a seguito di una lesione del sistema nervoso: l’utilizzo del robot sarà quindi uno dei primi esempi di robotica applicata specificamente alla componente cognitiva dei pazienti, che spesso comporta disabilità più invalidanti rispetto a quelle motorie, facilitando il ritorno ad una vita autonoma.

Per quanto riguarda la ricerca in neuroscienze, verranno realizzati alcuni esperimenti mirati ad analizzare le dinamiche cerebrali innescate dall’interazione tra umani e robot, i cui risultati consentiranno di ottimizzare i sistemi di Intelligenza Artificiale installati su RoBee nel suo utilizzo in ambito neuroriabilitativo e, più in generale, in contesti relazionali.