Il benessere che vola via

 

benessereParlare di benessere, in una situazione del genere, in cui purtroppo sono le bombe e la follia umana a farla da padrone, sembrerebbe non avere senso. Però è proprio la guerra, dopo che lo ha fatto il Covid, a disegnare un’altra mappa circa lo stare bene complessivo. O meglio il Benessere equo e sostenibile (il cosiddetto Bes) la cui relazione 2022 è stata trasmessa il 7 marzo alle commissioni parlamentari dal ministro dell’economia Daniele Franco. Economia che già da un po’ sta avendo una frenata, anche prima di questi fatti tragici cui stiamo assistendo: i prezzi super dell’energia e la mancanza delle materie prime diventate anch’esse costosissime, con l’inflazione aumentata in modo considerevole, raggiungendo un +5,7% rispetto al +4,8% di gennaio, un “traguardo” che non si registrava da novembre 1995, fanno davvero segnare il passo. E rischiano, ha sottolineato il ministro Franco nella premessa alla Relazione sul Benessere equo e sostenibile (Relazione Bes) 2022, di vanificare “il recupero del benessere economico”. In pratica, bisogna tenere duro, nonostante le nuove (!) avversità sulla scena mondiale, per “continuare a realizzare con tenacia l’ambizioso programma di rilancio che ci siamo dati”. Il che significa andare avanti grazie al decreto legge sul contenimento dei prezzi dell’energia e sperare (ma si può davvero fare diversamente?) sulle risorse del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, i cui progetti sono indispensabili per ottimizzare crescita e sviluppo. Gli obiettivi sono quelli disegnati purtroppo dalla crisi pandemica, ovvero la presenza fondamentale delle politiche pubbliche al fine di mitigare le disuguaglianze e il disagio economico-sociale che sta riguardando tutte le attività molte delle quali sembrano non essere in grado di risollevarsi. Confindustria, tanto per dire, rileva una contrazione di quella industriale, -0,3% a febbraio, dopo la caduta di gennaio a -0,8%. Senza dimenticare ovviamente che il  2020 ha provocato un arretramento del benessere economico e un peggioramento delle disuguaglianze e della povertà assoluta.

Povertà e benessere

L’Istat, intanto, nelle sue stime preliminari pubblicate l’8 marzo, rileva come nel 2021 le famiglie in povertà assoluta in Italia siano il 7,5% (un piccolo miglioramento rispetto al 7,7% nel 2020) per un numero di individui pari a circa 5,6 milioni (9,4%, come lo scorso anno). Naturalmente si parla di famiglie in cui almeno un membro ha un’occupazione più o meno stabile (le statistiche non parlano certo di quella parte di società fantasma che sfugge ai numeri ma rimane ben salda al suo posto nella sua disperata condizione). L’Istituto nazionale di statistica conferma sostanzialmente le stime del 2020 e rileva che, pur se in salita, la spesa degli italiani non recupera i livelli del pre-Covid e, come si diceva, l’inflazione, che sta facendo volare i prezzi di tutti i beni, a partire dagli alimentari, non fa presagire scenari molto positivi. Tuttavia, gli esperti sono abbastanza concordi nel prospettare cambiamenti all’insegna dell’ottimismo, grazie appunto a quel Pnrr sempre citato nel ruolo di risolutore di ogni “male” e alle misure del Governo, come l’introduzione dell’assegno unico universale per i figli e maggiori erogazioni per il reddito di cittadinanza. Insomma, gli indicatori Bes mostrerebbero un recupero a partire dai prossimi mesi e anni, azzerando o quasi le disuguaglianze di reddito grazie anche a una crescita dei livelli di occupazione dei giovani e delle donne (sarà).

Ma cosa sono gli indicatori Bes?

Introdotti nel 2013, rappresentano uno strumento in grado di miscelare non solo il lato economico attraverso il Pil ma pure altri fattori, con lo scopo di determinare il benessere di un Paese e della sua popolazione. I Bes sono 129, raggruppati in 12 categorie: è il loro studio a generare la relazione che ogni anno viene presentata in Parlamento. Si tratta di: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, le relazioni sociali, la sicurezza,  il benessere economico, la politica e le istituzioni, la sicurezza e il benessere soggettivo, l’innovazione, la ricerca e la creatività, la qualità dei servizi, l’attenzione e la cura del paesaggio, del patrimonio culturale, dell’ambiente. Ora che tutti (?) sono diventati green, dovremmo “per forza” andare meglio… o no?