Clima: non c’è più scampo?

climaA proposito del clima, parlano tremendamente chiaro i 270 esperti di 67 paesi che hanno redatto il Sesto Rapporto di Valutazione dell’Ipcc, l’Intergovernmental panel on climate change, ossia il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici legato alle Nazioni Unite. La struttura è stata istituita nel 1988 ed il suo scopo è quello di cercare di spiegare al mondo gli effetti dei cambiamenti del clima. E lo si sa, siamo noi, esseri umani, ad essere responsabili in buona parte di quello che sta succedendo, in modo “inequivocabile”. È nostra e delle nostre attività sul pianeta la colpa di aver determinato un aumento della temperatura tale da creare quel riscaldamento globale che mette a rischio non solo il benessere/la salute umana, ma di tutte le forme di vita della Terra e dunque della Terra stessa. Ma c’è ancora la possibilità di mettere in atto qualche soluzione per, se non fermare, rallentare la catastrofe? Piccola, piccolissima, la finestra delle opportunità per salvarci si sta assottigliando. Già il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sottolinea gli incredibili ritardi che i leader di ogni paese sembra non vogliano azzerare (e c’è chi si concentra su operazioni di guerra anziché di vita, come ben sappiamo negli ultimi giorni).

clima siccitàGli eventi meteo estremi, sottolineano gli scienziati, hanno “impatti a cascata sempre più difficili da gestire”, con il risultato che milioni di persone sono sottoposte a disastri ambientali e a gravi insicurezze alimentari e idriche. Non solo Africa, Asia e Sudamerica saranno coinvolte in questi rischi ambientali e sociali. Anche in Europa meridionale il numero dei giorni senza acqua sta aumentando, creando problemi nelle coltivazioni. Del resto, l’aridità dei suoli espone milioni di persone alle limitazioni di forniture di cibo. Pure in Italia la siccità è fonte di allarme, come rileva la Coldiretti proprio a proposito del rapporto degli scienziati dell’Ipcc sul clima. Anzi, è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. Un allarme confermato da un clima che ha determinato un inverno pazzo con una temperatura superiore di 0.55 gradi rispetto alla media lungo la Penisola ma con picchi più alti di tre gradi nel nord ovest e precipitazioni scarse che hanno prosciugato fiumi e laghi. Al nord il fiume Po in secca al Ponte della Becca è sceso a -3,07 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua italiani. Nella pianura padana, afferma ancora la Coldiretti, le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con gli irrigazioni di soccorso dove sarà possibile. Dall’altra parte nei prossimi giorni partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche.