Incontriamoci con Guido (Reni)

GuidoAlla Galleria Borghese di Roma inizia il 1 marzo (e durerà fino al 22 maggio, dalle 9 alle 19, no il lunedì) un incontro del tutto particolare con Guido Reni. Si chiama infatti “Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura”, la mostra curata dalla direttrice della Galleria, Francesca Cappelletti, in uno sguardo sulla pittura di paesaggio e la prima attività romana del pittore di Bologna, dove è nato nel 1575. Non c’è certo bisogno di motivi per mostrare a tutti le opere di Guido Reni, ma sicuramente un tassello importante ruota attorno a un suo dipinto che scompare dalla collezione del cardinale Scipione Borghese (ultime tracce negli inventari del 1600), attorno all’Ottocento, per poi ricomparire nel 2008 nel mercato antiquario londinese come “anonimo bolognese”. Le verifiche del caso e poi la conferma che quella “Danza Campestre” è effettivamente realizzata da Guido Reni, all’incirca nel 1605: così la Galleria riacquista l’opera (che ora è il numero 609 della raccolta), portando gli esperti a riflettere proprio sul rapporto del pittore con il soggetto campestre e la pittura di paesaggio, finora ritenuti estranei alla sua produzione. Particolari i soggetti di questa “Danza campestre”, in cui in una radura sotto le montagne si svolge una festa che non conosce ostacoli di classi sociali, almeno tra le pennellate, visto che contadini e signori, esattamente una madama e un “villano”,  sono pronti a danzare insieme.

L’esposizione riguarda anche i rapporti che il maestro bolognese ha avuto con altri suoi colleghi, che condivisero il suo soggiorno romano (tra il 1601 e il 1614) e di cui si possono osservare alcuni lavori. Si parla di Annibale Carracci, Domenichino, Francesco Albani, Paul Bril. E i quadri (una trentina) non sottolineano solo il suo interesse per la natura, tra amorini e scene sacre, ma anche lo studio appassionato dell’antico e del Rinascimento.

guido

Il percorso della mostra inizia nel grande salone d’ingresso con quattro monumentali pale d’altare che accolgono i visitatori, come la Crocifissione di San Pietro, il martirio di Santa Caterina d’Alessandria, la Trinità con la Madonna di Loreto, il martirio di Santa Cecilia. Nelle altre sale e nel piano superiore (dove c’è appunto la Danza Campestre) è tutto un godimento per gli occhi e l’anima tra i tesori della Galleria Borghese e i vari capolavori di Guido Reni. Decisamente suggestivi certi accostamenti: l’annoiata Paolina Bonaparte di Canova, ad esempio, sembra disinteressarsi alla tela di San Paolo che rimprovera San Pietro penitente, un sacro-profano decisamente d’effetto. Un bel contrasto, per tacer di tutto il resto, anche nella saletta dove Bernini ha dato vita all’episodio di Dafne che si trasforma in albero per sfuggire alle mire di Apollo. Dietro di loro, la drammatica strage degli Innocenti, che Guido Reni dipinse nel 1611. Riferimenti alla attuale situazione storica non sono assolutamente casuali.