Ailanto, l’albero del Paradiso o no?

L’ailanto: lo chiamano albero del Paradiso, per la sua grande capacità di raggiungere altezze impressionanti in poco tempo, anche ben più di 20 metri. Il nome scientifico dell’ailanto è Ailanthus altissima ed è originario della Cina. Lo si portò in Europa e nel nostro paese nell’ottocento perché si pensava potesse essere utile all’allevamento della “sfinge dell’ailanto”, un lepidottero che avrebbe potuto sostituire il baco da seta il quale no se la passava molto bene. L’esperimento fallì ma l’ailanto capì che nelle nostre zone l’habitat gli era proprio congeniale e così iniziò la sua conquista. Praticamente di ogni luogo, a cominciare da quelli più aridi e vulnerabili in cui si è adattato perfettamente. Già da qualche anno l’albero “puzzone”, detto così perché le sue foglie hanno un odore piuttosto sgradevole, è ovunque. Soprattutto negli ultimi tempi la sua presenza è inquietante. Ultimamente a Roma sta colonizzando i posti peggiori, sottoposti a correnti d’aria, smog, sporco, come lo spazio ristretto tra i guardrail di strade a traffico intenso (la Pontina è una di queste). Al momento si tratta ancora di “cuccioli” (per rubare la definizione al mondo animale). Ailanto, l’albero del Paradiso che dà fastidio Ailanto, l’albero del Paradiso che dà fastidioCome si riconoscono? Sembrano semplici pali, diritti e lisci con qualche increspatura: di giorno in giorno stanno crescendo, tra poco metteranno su rami di varie dimensioni e poi le tante foglie puzzone, appunto, in un portamento alto e largo, strabordando ovunque. In altre zone, aree verdi semi-abbandonate al limitare delle strade asfaltate in cui la natura va avanti per la sua strada con fioriture anche spavalde ad esempio certi oleandri dai colori bordeaux e rosa davvero fenomenali (quando è il tempo, in tarda primavera con le temperature già alte), l’ailanto si è insinuato. Qua e là si vedono questi alberi neonati lineari che formano vere e proprie palizzate. I giardinieri del comune li lasciano stare (peraltro è molto difficile estirparli, ci vuole tempo e pazienza), piuttosto tagliano i futuri cespugli dei fantastici oleandri. L’ailanto resiste bene persino all’inquinamento (mentre altri alberi da città come i platani sono moribondi) e alcuni dicono che le sue radici sono in grado di mantenere stabili i versanti tendenti a franare e che, forse, tagliarli non è proprio il caso. Il rischio è che i nostri boschi ricchi di biodiversità rimangano solo un ricordo, di fronte a selve di ailanti e basta.