Un argomento davvero da primo piano, il tatuaggio, molto apprezzato nella nostra attuale società: in Italia i tatuati sono il 12,8 per cento della popolazione, tra i 18 e i 44 anni, un valore che rientra nella media dei dati europei. Del resto, in realtà il tatuaggio è una delle incredibili forme di linguaggio che caratterizzano l’umanità e, di volta in volta, marchio di infamia, emblema di ribellione o appartenenza, segno magico ma anche accessorio di moda e simbolo di libertà. Nel corso dei millenni il tatuaggio è stato tutto questo. E, oltre alla contemporaneità, sono tantissimi i personaggi storici che ne hanno indossato uno. Come Winston Churchill che aveva un’àncora sull’avambraccio in ricordo dei tempi passati come corrispondente tra Cuba, India e Sudafrica, e persino la madre, Lady Churchill, che nascondeva il serpentello tatuato sul polso coprendolo con un bracciale. E ancora: lo zar Nicola II di Russia, aveva un dragone sul braccio sinistro mentre Federico IX, re di Danimarca sfoggiava braccia e petto tatuati. Persino un presidente Usa (l’unico a dichiarare di averne uno che nessuno ha visto…), Theodore Roosevelt, portava sul petto lo stemma araldico della propria famiglia.
Sottolinea in proposito uno degli autori, Paolo Macchia: “La pelle parla: quello che abbiamo cercato di capire è come il tatuaggio nelle varie epoche storiche sia stato usato per esprimere idee, concetti e opinioni, in altre parole vogliamo far vedere come questa forma di comunicazione sia cambiata nel tempo assumendo sempre nuovi significati a seconda delle diverse culture”.
In Italia poi, ci sarebbero circa 2800 imprese di tatuatori, soprattutto al nord con quasi il 60% di tutti gli operatori nazionali, Lombardia in testa.