Il bagolaro, un albero che sorprende

Bagolaro: intanto, il suo nome comune. Sembra sia un termine derivato dalla radice celtica “bag” che avrebbe originato bagola, cioè bacca (verde prima poi blu-nera quando è matura) e quindi bagolaro (un po’ come a Roma, ad esempio, si parla di “kebabaro” quando ci si riferisce al negozio/rosticceria che vende il kebab). Però bagolaro potrebbe anche essere legato al “bagolar”, il “ciaccolar”, cioè il chiacchierare come dicono in certe zone del Nord Italia, Veneto e giù di lì. Ma non il chiacchiericco umano (o almeno, non solo) bensì quello degli uccellini che in gran numero lo affollano soprattutto la sera per nutrirsi dei suoi golosi frutti.

Il bagolaro, un albero che sorprendeUn’altra sua definizione è “spaccasassi”, perché il bagolaro ha radici così grosse e robuste in grado di abbracciare le rocce dei terreni più duri, sgretolandole a poco a poco. E poi in alcune zone lo chiamano “arcidiavolo”. Come mai? La leggenda narra che Lucifero nella sua caduta verso gli inferi si fosse aggrappato a questo albero con gli artigli che sono diventati la forma delle sue foglie. Ma non è finita qui. Per alcuni il bagolaro è l’albero “dei rosari”: già, perché i suoi semi venivano usati un tempo per realizzare i grani del rosario, appunto.

Il bagolaro scientificamente è Celtis australis, appartiene alla stessa famiglia dell’olmo ed è famoso per la sua capacità di adattarsi ai terreni più aridi, sassosi, appunto, calcarei. Si trova fino a circa 800 metri di latitudine, in associazione con noccioli, carpini, ornielli, querce. È capitato di incontrarne uno in una passeggiata al giardino Aldobrandini che sta alla fine di via Nazionale, a Roma, qualche metro prima di arrivare al Quirinale. In quel piccolo gioiello inframmezzato da bellezze archeologiche e non, quel che resta di una vasta tenuta agricola (perché qui una volta c’era una vasta campagna), eccolo, un bagolaro non vecchissimo, ancora con i rami nudi imploranti verso il cielo. Quello che più ha colpito è la corteccia, leggermente variegata e liscia, liscissima, da accarezzare all’infinito. Bello.