Portella della Ginestra: un Centro Permanente per non dimenticare la strage del primo maggio 1947

Portella della Ginestra

Quando si arriva, a Portella della Ginestra, superando l’abitato di Piana degli Albanesi, lasciando alle spalle Palermo e la sua costa e andando verso San Giuseppe Jato e San Cipirello, è la natura aspra a parlare. Una piana incolta con grossi massi qua e là, qualche gregge lontano, i monti Pizzuta e Kumeta che si ergono tra i 1200-1300 metri: qui, Portella della Ginestra, è luogo di scampagnate e anche di manifestazioni, come quella del primo maggio 1947, tutti insieme, i cittadini di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato, San Cipirello, a celebrare la festa dei lavoratori, magari a rivendicare qualche “piccolo” diritto.

PortellaMa quel giorno, la festa si tramuta in un dramma: una pioggia di fuoco si abbatte sulla gente riunita. Alla fine il conto è di 11 morti (la più piccola è Vincenzina La Fata, 8 anni) e numerosi feriti. Chi ha sparato? La colpa è addossata al bandito Salvatore Giuliano, mai arrestato, che finirà ucciso nel 1950. Ma “chi” è stato il mandante? Ancora non si sa. La strage di Portella della Ginestra rientra a tutt’oggi tra i segreti di Stato.

Per non dimenticare, il 16 febbraio 2023 è stato inaugurato un centro permanente di Memoria della strage di Portella della Ginestra, su iniziativa dell’Auser di Piana degli Albanesi (che si chiama così da quando ci arrivarono, nel 1488, gruppi di albanesi sfuggiti all’Impero Ottomano). Il locale circolo Auser, associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società, qui a Piana degli Albanesi si chiama Ndihma (ovvero aiuto, in albanese)

Il progetto pensato e realizzato è “Esplorazione della Memoria Portella della Ginestra”, un lungo percorso che l’Auser Ndihma ha iniziato nel 2007 e che ha coinvolto gli istituti scolastici di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello. Tantissimi sono i ragazzi che hanno potuto “rivivere”, attraverso testimonianze dirette e documenti dell’epoca, le lotte contadine e il fenomeno mafioso che si macchiò anche della strage di Portella della Ginestra. Tutti i lavori svolti dagli alunni degli istituti sono stati accuratamente raccolti dall’Auser Ndihma: una cospicua collezione, che appunto è il “Centro Memoria”, in via Giorgio Kastiota 97.

Non si può andare avanti, se non si conosce il proprio passato.