La memoria del sistema periodico

memoriaMemoria, il 27 gennaio è un giorno importante, per ricordare, omaggiare e soprattutto non dimenticare mai (neppure quando i testimoni diretti, i pochi testimoni diretti, non ci saranno più), quello che è successo nei campi di concentramento nazisti. Ma in questa occasione, vogliamo ricordare una speciale memoria, quella del sistema periodico. Si chiama proprio così “Il sistema periodico”, il libro di Primo Levi che per buona parte della sua vita è stato chimico. Il sistema periodico o meglio la tavola del sistema periodico è stata per tanti studenti gioia e dolori delle interrogazioni di chimica, quel reticolato con tante caselle, ciascuna dedicata a un elemento chimico, con tutte le informazioni dovute (e spesso difficili da capire). Ebbene, Primo Levi, di quella tavola, ne tira fuori 21 elementi e scrive altrettanti racconti, in un mix tra il curioso e il perplesso, tra l’ironico e il serio, che parla dell’uomo, del chimico, del direttore di fabbrica, delle conoscenze acquisite durante l’università (si può laureare nonostante la promulgazione delle leggi razziali), e di quelle subite durante la prigionia ad Auschwitz. Levi è stato come accennato direttore di una fabbrica fino alla pensione, non ha abbandonato quel lavoro per scrivere. In proposito dice, in una sua intervista a Philip Roth pubblicata nel novembre 1986 su “La Stampa”: «…non ho rimpianti. Non credo di aver sprecato il mio tempo dirigendo una fabbrica (di vernici o di qualsiasi altra roba): ho acquistato altre esperienze preziose, che si sono addizionate e combinate con quelle di Auschwitz». Esperienze, che si accumulano, infatti, e fanno la storia di un uomo.

L’ultimo capitolo, di questa memoria legata non solo al sistema periodico, Levi lo dedica al carbonio. Comincia così, tanto per chiarire che cosa è questo libro: «Il lettore, a questo punto, si sarà accorto da un pezzo che questo non è un trattato di chimica… Non è neppure un’autobiografia, se non nei limiti parziali e simbolici in cui è un’autobiografia ogni scritto, anzi, ogni opera umana: ma storia in qualche modo è pure. È, o avrebbe voluto essere, una microstoria, la storia di un mestiere e delle sue sconfitte, vittorie e miserie, quale ognuno desidera raccontare quando sente prossimo a conchiudersi l’arco della propria carriera, e l’arte cessa di essere lunga. Giunto a questo punto della vita, quale chimico, davanti alla tabella del Sistema Periodico… , non vi ravvisa sparsi i tristi brandelli, o i trofei, del proprio passato professionale? Non ha che da sfogliare un qualsiasi trattato, e le memorie sorgono a grappoli… ogni studente in chimica, davanti a un qualsiasi trattato, dovrebbe essere consapevole che in una di quelle pagine, forse in una sola riga o formula o parola, sta scritto il suo avvenire, in caratteri indecifrabili, ma che diventeranno chiari “poi”: dopo il successo o l’errore o la colpa, la vittoria o la disfatta… Così avviene, dunque, che ogni elemento dica qualcosa a qualcuno (a ciascuno una cosa diversa)…». (foto Pixabay)