Il disastro di Pompei: non ci fu in agosto ma in ottobre

PompeiGli studi rilevano che la terribile eruzione del Vesuvio che nel 79 dopo Cristo portò alla fine di Pompei e di tutto il territorio nelle vicinanze, non ci fu tra il 24 e il 25 agosto come si pensava, bensì due mesi dopo, tra il 24 e il 25 ottobre. Lo rileva una ricerca pubblicata sulla rivista Earth-Science Reviews, con la ricostruzione di tutte le fasi dell’evento, alla ricerca delle ceneri che si sparsero in buona parte del Mediterraneo, fino in Grecia.

Il gruppo di ricercatori appartengono all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in collaborazione con i colleghi dell’IGAG, l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio Nazionale delle ricerche, e del Laboratoire Magmas et Volcans di Clermont-Ferrand e Heriot-Watt University di Edimburgo.

Nella famosa lettera di Plinio il Giovane che ricollegava l’eruzione all’estate dello spaventoso anno c’era dunque uno sbaglio? Non esattamente, poiché in quella missiva si legge “nonum kal septembres”, ovvero nove giorni prima delle Calende di settembre, data che corrisponde al 24 agosto. Ma nel 2010 si sono scoperti nuovi reperti a Pompei, tra cui frutta secca carbonizzata su bracieri usati per il riscaldamento, quindi doveva far freddo, si doveva essere più verso l’inverno che l’estate. Non solo: qualche anno fa, nel 2018, fu rinvenuta una iscrizione in carboncino sul muro di un edificio di Pompei, in cui si parlava del fatto che, in occasione del sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, ci si abbandonava al cibo in modo smodato. Dunque un indizio secondo il quale l’eruzione ci sarebbe stata dopo il 17 ottobre. Poi, una moneta che confermerebbe l’autunno e non l’estate: ne è stata rinvenuta una della quindicesima acclamazione di Tito a imperatore, dopo l’8 settembre del 79 che portò morte e desolazione a Pompei & Co.

Al di là della data esatta, per gli studiosi, le tracce lasciate dalla cenere possono essere utili per monitorare gli effetti delle eruzioni vulcaniche, soprattutto considerando che il Vesuvio ancora non è “morto” e potrebbe riattivarsi da un momento all’altro.