Ciao a Yves Coppens, il paleoantropologo che scoprì (anche) Lucy

Coppens

Assieme ad altri studiosi, come il connazionale Maurice Taïeb e l’americano Don Johannson, il paleoantropologo francese Yves Coppens scoprì le ossa di Lucy, ominide di circa 3,2 milioni di anni fa. Era il 1974 e i resti erano conservati nelle sabbie di un posto difficile, la valle dell’Omo, in Etiopia. Le ossa di Lucy erano 52 e il loro studio permise di capire che quel nostro antenato, una femmina (grazie alla configurazione del bacino), camminava ma si arrampicava ancora sugli alberi. Perché Lucy? Gli allora ragazzi del campo paleoantropologico, dopo ore e ore passate alla ricerca di resti dei nostri antenati, ascoltavano spesso le note dei Beatles e in particolare “Lucy in the sky with Diamonds”. Coppens e gli altri, per noi gente comune, sono dunque entrati nell’immaginario per via di quei rinvenimenti piuttosto importanti nella storia della paleontropologia. Considerato “il padre della preistoria”, di scoperte Coppens, professore emerito di paleoantropologia e preistoria al College de France, ne ha registrate molte, nel corso della sua lunga vita di studioso che si è interrotta il 22 giugno, a 87 anni. Ma ha spesso raccontato, come fece in un’intervista di qualche anno fa a Sciences et Avenir, la sua più grande emozione da ricercatore, appena ventenne, entrando nella camera inviolata da 7mila anni di un dolmen. Una passione, quella del nostro passato, che ha portato Coppens a organizzare soltanto pochi mesi fa, nell’ottobre 2021, per la Pontificia Accademia delle Scienze, cui apparteneva dal 2014, un incontro sul simbolismo e il senso religioso nell’uomo fin dalle origini.

Nato in Bretagna nel 1934, Coppens, che fu anche direttore del Musée de l’homme di Parigi, ha studiato geologia, paleontologia, botanica, zoologia e nel 1956 è entrato al Centro Nazionale di Ricerca scientifica francese occupandosi sempre dei nostri lontani antenati. Dagli anni sessanta del secolo scorso tante spedizioni in molte parti del mondo, tante in Africa, con il risultato di portare a casa tonnellate di fossili, numerosi quelli degli ominidi, studiati per fare luce sulla storia dell’umanità. (foto tratta dal sito sciencesetavenir.fr)