Con Cristina Calderón Harban rischia di perdersi la cultura Yagán

CristinaIl suo nome, Cristina Calderón Harban, è molto caro nel suo paese, il Cile, dove già nel 2009 è stata riconosciuta come “Tesoro Umano Vivente” (e l’Unesco l’ha dichiarata parte del patrimonio immateriale dell’umanità), anche se nella sua comunità la conosco come “nonna Cristina”. Anzi, conoscevano, perché se n’è andata il 16 febbraio all’età di quasi 94 anni. Perché era considerata un “Tesoro Umano Vivente”? Non solo in quanto rinomata artigiana della lavorazione delle canne di vimini e la realizzazione di vere e proprie opere d’arte nei cesti del tempo che fu, ma come portatrice e divulgatrice delle tradizioni e della lingua yagàn del popolo yàmana, che in pratica scompare con lei.

cristina viminiTesoro Cristina, madre di sette figli e nonna di quattordici nipoti, ha conservato e protetto la lingua della gente indigena che abita nei luoghi più meridionali del pianeta, nella Terra del fuoco.

Cristina Calderón Harban era nata nel 1928 a Puerto Róbalo, nell’isola di Navarino. Insieme alla nipote Cristina Zárraga Riquelme ha però cercato di non far perdere del tutto il linguaggio dei suoi avi, registrando quel patrimonio orale (32.400 vocaboli che si trasmettono solo così) in un Cd in cui è possibile ascoltare le parole antiche con tanto di dizionario dallo yagàn allo spagnolo, dunque c’è un po’ di speranza che tutto quel sapere non scomparirà del tutto (anche se sena di lei non sarà la stessa cosa). Nel 2016, nella sua biografia “Cristina Calderón. Ricordi di mia nonna Yagán” affermò: “Io non sono l’unica, né l’ultima”. E lei ha collaborato fino alla fine sei suoi giorni assieme allo Stato, attraverso il Programma di Rivitalizzazione Culturale degli Indigeni e Afro-discendenti e il Piano di Salvaguardia dei Vimini Yagán, commercio incluso nel Registro del patrimonio culturale immateriale in Cile.

Cristina Calderón in realtà non parlava veramente più la sua lingua da circa 20 anni, con la scomparsa prima della sorella Ursula e poi dell’amica Emelinda.