Cipressi di Bolgheri sotto attacco (di nuovo)

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Non c’è pace per i cipressi di Bolgheri, amatissimi e citati nelle sue liriche da Giosué Carducci. Già in passato il celebre viale che conduce al borgo, 4,7 chilometri, aveva subito attacchi da parte di micidiali parassiti. Allora, a salvare i cipressi, sono intervenuti, clonando gli alberi originali, tecnici e ricercatori del Centro nazionale delle ricerche (attorno al 2019 uno degli ultimi interventi finanziato dalla provincia di Livorno). Sono loro che, mantenendo queste creature verdi sotto osservazione, ne hanno notato lo stato di vulnerabilità: dei circa 2400 alberi, 400 sono malati mentre 30 sono a forte rischio abbattimento. Patrimonio artistico e culturale nazionale dal 1995, i cipressi di Bolgheri hanno bisogno di interventi rapidi e poderosi per frenare l’infezione ancora originata da un fungo arrivato dalle siepi che li attorniano e che non hanno avuto finora grossa attenzione. Di mezzo ci sono anche competenze “umane” (in parte la provincia di Livorno, in parte i proprietari dei cipressi stessi, in parte dall’Unione dei Comuni), che hanno perso tempo a organizzarsi (o non l’hanno fatto per niente) per la manutenzione. Così, gli “attentatori” dell’esistenza cipressina sono proliferati, continuando imperterriti per la loro strada, ovvero causare necrosi progressive a partire dalle chiome che si ingialliscono, si seccano per poi estendersi al resto della pianta.

Si sta già parlando di una vera e propria “task force”, la carta di Bolgheri, per frenare l’attacco del fungo che si chiama Seridium cardinale e, manco a dirlo, è una specie non italiana, diffusa in Italia dagli anni cinquanta del secolo scorso in poi, migrata dal Nord America e in grado di provocare quello che gli studiosi definiscono “il cancro del cipresso”. E così micidiale da attaccare i cipressi, da sempre considerati piante estremamente robuste, Naturalmente, per realizzare in fretta (la tempestività è essenziale) la carta di Bolgheri, non si disdegna certo l’apporto economico di qualche sponsor privato (a parte quelli che si occupano delle terre attorno ai cipressi). Scriveva tra l’altro il premio Nobel per la letteratura Carducci (il primo per l’Italia, nel 1906): ”I cipressi che a Bolgheri alti e schietti/Van da San Guido in duplice filar,/Quasi in corsa giganti giovinetti,/Mi balzarono incontro e mi guardar…”. Mica vogliamo che rimangano solo in quelle rime… (foto Visit Tuscany).