Un puntino nel paesaggio

Il paesaggio senza di noi

Al giardino ancora non l'ho detto

Sfogliando il periodico Gardenia, che parla di paesaggio e giardini, di grandi e piccole bellezze, di persone che dedicano la vita a far prosperare i loro spazi verdi, di qualsiasi dimensione, si giunge all’ultima pagina.

Qui da sempre c’è la rubrica di Pia Pera, giornalista, scrittrice, traduttrice ma soprattutto amante di giardini: le sue riflessioni, dopo tutto quel ben di Dio, sono un approdo di tranquillo e utile relax tutto declinato al verde.

Lo scorso numero, quello di maggio, arrivati alla fine del giornale, non ci sono più le parole di Pia, dell’amica Pia, anche se lei non conosce la maggior parte dei suoi lettori. Ha preso il testimone un altro scrittore-giardiniere, Marco Martella. Anche le sue parole saranno belle e interessanti da leggere.

Ma Pia? Pia non sta bene: la sua grave malattia non le consente più di scrivere né di andarsene a zonzo nel suo giardino. I suoi lettori non immaginavano che la sua assenza sarebbe arrivata così in fretta. Eppure, lei lo aveva messo nero su bianco, nel suo libro “Al giardino ancora non l’ho detto” (Ponte alle Grazie, € 15), dai versi di una poesia di Emily Dickinson: una serie di considerazioni sull’esistenza e la consapevolezza di fare parte di un sistema in movimento. Quando non ci saremo più, si chiede e ci chiede, il pezzo di terra trasformato nel nostro luogo di sogno, dovrà fare a meno di noi. Chi innaffierà? Chi strapperà le erbacce?
“Quella pergola regolarmente potata, straborderà. Quella siepe di lecci diventerà un bosco. C’era un disegno, in men che non si dica sarà cancellato”, scrive Pia Pera che definisce il giardino un luogo in cui “morire non sia aspro. Ove morire faccia un po’ meno paura. Dove sia possibile non darsi troppa importanza per l’inevitabile non esserci più, un giorno. Accettando con calma di essere qualcosa di piccolo e indefinito, un puntino nel paesaggio”.