Trent’anni: li compie il buco dell’ozono

gw-science-ozone-hole-globeUno scomodo compleanno:

trent’anni fa la scoperta del buco dell’ozono

 

Ora che si sta festeggiando la giornata della terra, un compleanno scomodo ci ricorda una storiaccia per noi e il nostro pianeta.

Trent’anni fa, infatti, gli scienziati iniziarono a parlarci del buco dell’ozono (veramente fu un giornalista del Washington Post a dare a quel fenomeno tale termine, mentre gli esperti parlarono a suo tempo di una preoccupante riduzione della fascia protettiva dell’atmosfera alle radiazioni ultraviolette)  e delle sue terribili conseguenze per l’ambiente. E proprio allora iniziò a farsi sentire una coscienza ambientalista sempre più consistente. Ogni tanto, qualcuno si ricorda che della sua presenza, là, sopra i poli, sciorinando che proprio quella è la causa dei disastri climatici e ambientali cui assistiamo.

Comunque sia, il mondo, allora, era la fine degli anni Ottanta del secolo scorso, si preoccupò, e ci furono alcuni provvedimenti, come la messa al bando dei Cfc, i clorofluorocarburi, e company. Ci furono tanti protocolli, firmati da numerosi paesi, ma non da tutti. La tecnologia, più che il modo di vivere della gente del pianeta, ha determinato una direzione positiva, poiché il buco sembra si sia ridotto.

Rispetto al 2000, gli ultimi dati parlano di un 9% in meno di apertura, circa 24 milioni di chilometri quadrati, sopra l’Antartide: secondo gli esperti ciò eviterà 2 milioni di tumori della pelle l’anno entro il 2030. Speriamo.
Il ricorso alle energie rinnovabili e a una gestione più ecosostenibile di ogni cosa sul pianeta Terra rimangono il rimedio più eclatante dei danni che noi stessi ci siamo procurati.