Le lingue da salvare: un progetto a Londra

A Londra si cerca di salvare le lingue dimenticate

Lingue recuperate da SoasLe lingue parlate da pochissime persone al mondo rischiano di perdersi definitivamente.

Lisbet Rausing, proprietaria della supermiliardaria TetraPack, ha deciso di finanziare (e per questo ha ricevuto una laurea honoris causa) con il Fondo Arcadia e 20 milioni di sterline un progetto di recupero, gestito presso la Soas (School of Oriental and African Studies) di Londra.

Nell’Istituto di ricerca si sta creando un vero e proprio archivio in cui conservare quel che resta di queste lingue dimenticate, tra cui c’è anche il greco della nostra Calabria. La squadra di ricercatori è coordinata dalla direttrice di Soas, Mandana Seyfeddinipur, e periodicamente si sposta in giro per il mondo concentrando la presenza nei luoghi, spesso sperduti, dove c’è ancora qualcuno che “ricorda” ma soprattutto “sa parlare” qualche lingua a forte rischio oblio.

Certi termini non si usano più perché non ci sono le relative azioni per cui sono stati creati. Secondo gli esperti, delle 7mila lingue monitorate al mondo, almeno la metà potrebbe sparire entro la fine di questo secolo: nell’istituto londinese ne sono conservate con tecnica digitale circa 400. In realtà, salvarle significa difendere pure culture e tradizioni in cui esse faticano a sopravvivere, oggi lontane dai moderni schemi. Si tratta di salvaguardare la grande diversità delle lingue, così come si sta cercando di fare per piante e animali.
È accaduto per la lingua mya–amia, parlata dagli indigeni di molte zone degli attuali Stati Uniti, per il quale ora esiste un vero e proprio centro studi presso l’Università di Miami, o per il jeru, l’idioma delle isole Andamane, un arcipelago del Golfo del Bengala, che non si perderà perché le frasi dell’ultima donna in grado di parlarlo sono state registrate dal Soas appena in tempo, visto che è morta a 83 anni lo scorso novembre.