Cromorama, i colori cambiano lo sguardo

I colori: come cambiano lo sguardo? Ecco Cromorama

Cromorama, i colori cambiano lo sguardo

 

I colori: perché se ne scelgono alcuni e non altri per raccontare storie, fare pubblicità, vestire i nostri corpi e le nostre case?

Perché le matite gialle vendono piú delle altre? Perché Flaubert veste di blu Emma Bovary? Perché nei dipinti di Mondrian il verde non c’è mai? E perché invece Hitchcock lo usa in abbondanza?

Sono i quesiti cui risponde “Cromorama” (Einaudi Stile Libero), ovvero “come il colore ha cambiato il nostro sguardo”, secondo il designer Riccardo Falcinelli. L’autore lo spiega intrecciando storie su storie, e con l’aiuto di 400 illustrazioni, attingendo all’incredibile universo delle immagini: non solo la pittura, ma anche letteratura, cinema, fumetti e qualche elemento particolare, cioè gli oggetti quotidiani, visti in modo assolutamente insolito.

Si parla dei colori costruiti dalle società del passato attorno ad alcuni simboli, il nero per i funerali, l’azzurro del velo della Madonna, per giungere a quelli disegnati dalla tecnologia e dal mercato, abituandoci a nuove percezioni. Prendiamo il caso dello smartphome o del dispay del pc: i colori di un dipinto che vediamo e che apprezziamo non sono in realtà quelli reali ma rappresentano tinte più o meno brillanti dovute al digitale. E sono quelle che andiamo a cercare quando arriviamo fisicamente davanti a quell’opera, rimanendone forse un po’ delusi (anche). Ma ormai è così: in tal modo si vede il mondo di oggi, o meglio i colori del mondo di oggi, un filtro irrinunciabile.
Magari non ne siamo consapevoli, ma abbiamo in mente il giallo dei Simpson anche di fronte a un quadro del Rinascimento.