La vigna di Renzo

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Quando le erbe invadono la vigna

 

“I Promessi Sposi” del vecchio Alessandro Manzoni rischiano di farci scoprire qualcosa di davvero green.

Leggiamo insieme questo passo del capitolo 32. Renzo ritorna al paese dopo tutte le sue note traversie e arriva alla sua casa e passa davanti alla sua vigna.

“Viti, gelsi, frutti d’ogni sorte, tutto era stato strappato alla peggio, o tagliato al piede. Si vedevano però ancora i vestigi dell’antica coltura… ma anche questo si vedeva sparso, soffogato, in mezzo a una nuova, varia e fitta generazione, nata e cresciuta senza l’aiuto della mano dell’uomo.

“Era una marmaglia d’ortiche, di felci, di logli, di gramigne, di farinelli, d’avene selvatiche, d’amaranti verdi, di radicchi elle, d’acetoselle, di panicastrelle e d’altrettali piante; di quelle, voglio dire, di cui il contadino d’ogni paese ha fatto una gran classe a modo suo, denominandole erbacce, o qualcosa di simile.
“Era un guazzabuglio di steli, che facevano a soverchiarsi l’uno con l’altro nell’aria o a passarsi avanti, strisciando sul terreno, a rubarsi in somma il posto per ogni verso; una confusione di foglie, di fiori, di frutti, di cento colori, di cento forme, di cento grandezze: spighette, pannocchiette, ciocche, mazzetti, capolini bianchi, rossi, gialli, azzurri…”
Che descrizione d’artista.