La tortura? In Italia non esiste ma forse sì…

Indagine di Amnesty International: la tortura,

questa sconosciuta (forse)

 

Amnesty International

Almeno il 50% degli italiani è convinto che in Italia non ci siano casi di tortura, il 33% sì, il 17% non lo sa: sono i risultati di un’indagine della Doxa per conto di Amnesty International.

Ma tutti sono convinti che la mancanza di rispetto per i più elementari diritti umani sia un argomento importante su cui intervenire. A tal punto che ben sei italiani su 10 sono favorevoli all’introduzione nel nostro ordinamento di uno specifico reato di tortura.

Le violazioni più gravi che non sono dimenticate sono legate ai fatti di Bolzaneto al G8 di Genova (per cui chi è stato colpito sarà rimborsato dallo Stato), le torture inflitte a Stefano Cucchi e l’assassinio di Giulio Regeni. Per otto italiani su 10, poi, Amnesty International dovrebbe continuare a presidiare i casi di violazioni internazionali, senza dimenticare i fatti di casa nostra.

Chef Rubio per AmnestYy InterbnationalPer lavorare in maniera sempre più incisiva, per mantenere alta l’attenzione davanti alle istituzioni, all’opinione pubblica, ai media, l’Organizzazione, fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson e insignita del Premio Nobel per la pace nel 1977, lancia una campagna di raccolta fondi con il 5×1000: basta inserire il codice fiscale 03 03 11 10 582 e la propria firma nella dichiarazione dei redditi.
Volto dell’iniziativa è lo Chef Rubio, cuoco non convenzionale artefice di significative ricette di solidarietà per persone e situazioni disagiate: dal “Pasto Sospeso” per migranti e indigenti, ai tutorial di ricette in Lingua dei Segni per i sordi, alle lezioni di cucina in carcere per i detenuti.