Il cardo modello di bioeconomia

La bioeconomia che passa anche per il cardo

Cardo bioeconomia

Prendete il cardo (che tra l’altro ha un fiore davvero molto bello) e fatene un componente essenziale per un modello di bioeconomia che possa anche dare ossigeno a certe zone d’Italia vulnerabili e bisognose di novità, certo, ma senza rinunciare alla tutela del territorio.

In pratica, realizzare filiere agroindustriali innovative a partire dalle aree locali e in partnership con gli agricoltori. Di più. Parlare e realizzare bioeconomia partendo dalla rigenerazione territoriale, magari con la produzione di una bioplastica dalle proprietà tutte nuove, e magari a partire dalla filiera del cardo, magari in Sardegna. Un progetto, questo, avviato già da un anno grazie all’accordo tra Coldiretti, Consorzi Agrari d’Italia (CAI) e Novamont, azienda che ha proprio la mission di sviluppare bioplastiche e biochemicals attraverso l’integrazione di chimica e agricoltura.

L’obiettivo è dunque quello di realizzare non solo bioraffinerie ma sviluppare filiere agroindustriali di nuova concezione, basate su materie prime agricole che valorizzino le specificità locali, con un occhio alla tutela del suolo e uno ai posti di lavoro.

Il cardo qui ci sta perfetto, poiché è una coltura mediterranea che non necessita di irrigazione e cresce su terreni aridi, abbandonati e rimasti incolti. Si semina un anno e se ne ha per sei. E, soprattutto, fornisce un tipo di olio e di biomassa utilizzabili nella bioraffineria Matrìca (joint venture tra Versalis, azienda petrolchimica italiana e Novamont) di Porto Torres, al fine di produrre bioprodotti non negativi all’ambiente.
Del cardo si usa tutto, il seme da cui si estrae l’olio, la biomassa, da cui si ricavano cellulosa ed emicellulosa. Dall’estrazione dell’olio si ottiene inoltre una farina altamente proteica che può sostituire la soia attualmente utilizzata per alimentare gli animali da latte, nonché molecole attive da utilizzare nel campo della nutraceutica (la disciplina che unisce natura e farmaceutica per prodotti dagli effetti positivi sulla salute). Si parla in proposito di bioprodotti alla base pure di cosmetici, biolubrificanti, bioplastiche, plastificanti. E gli scarti vegetali derivanti dalla trasformazione? Sono usati per il fabbisogno energetico dell’intero processo industriale. Insomma, la chimica sempre più verde.