Il giardino magico di Michel Blazy

Michel Blazy: il giardino diventa bio-arte

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Giardino incantato, magico, insolito, curioso?

Quello di Michel Blazy rientra in tutte queste ‘categorie’. Il fatto è che l’artista ha deciso di lasciare diventare le sue opere chiari esempi di bio-arte, unendo elementi vitali e non.

In che modo? Lasciando crescere erba sulla tastiera di un computer, ad esempio. Lo stesso accade per una fotocamera, una lavatrice, un maglioncino piegato che fiabescamente si popola di piantine. Persino le sue scarpe da ginnastica sono così, boschetti che proliferano sulla materia inerte di gomma e plastica.

Blazy è sempre stato attratto da materiali inusuali, poveri, quelli della vita di tutti i giorni che però, terminata la loro destinazione d’uso, invece di prendere la strada del macero, possono essere ridisegnati grazie alla vitalità di un’erba, di un fiore, di una pianta, diventando tutt’altro da ‘prima’ e comunque sempre ricchi di interesse.
La forza della natura prevale sul consumismo, sul buttare via, e si incentra su una visione ecologica degli oggetti, recuperati in sculture e installazioni varie in cui la natura, con i vegetali, ma anche con i prodotti della loro decomposizione, tipo muffe, funghi, ne prende possesso. Già, perché l’artista accoppia le materie diverse ma sono poi esse stesse a modificare il loro status, mostrandone l’evoluzione e il passare del tempo, con noi (umani) o senza di noi. E sempre con l’obiettivo di conciliare artificialità e natura, il mondo della tecnologia e quello degli organismi viventi.