Foraging, il bosco da mangiare

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Foraging: il bosco si mangia!

Valeria Margherita Mosca ha 35 anni, una bimba di 19 mesi, una laurea in conservazione dei beni culturali con indirizzo in antropologia, un grande amore per la cucina e una passione: il foraging.

 

Foto Stefano Tosoni
Foto Stefano Tosoni

Ma che cos’è, il foraging? “Raccogliere cibo spontaneo adatto al nostro nutrimento, conservarlo e utilizzarlo ”, risponde Valeria che ha messo su il sito www.wood*ing.org, un vero e proprio “wild food lab” ovvero un contenitore di analisi, ricerca, studio di tutte le possibilità offerte da alimenti reperibili in natura. “Non ci limitiamo alle erbe e ai frutti spontanei”, spiega. “Indaghiamo l’utilizzo di “ingredienti” molto più particolari, i metodi di conservabilità, di cottura e così via, che includono corteccia, bacche, frutti, pietre, muschi, licheni, funghi, alberi…”

Insomma, un po’ quello che faceva l’uomo primitivo, che era un forager, un raccoglitore, e che affiancava le piante spontanee alla dieta via via più elaborata quando divenne agricoltore e allevatore, per poi abbandonarla con i “tempi moderni”…

Il foraging non è un’attività da effettuare a cuor leggero, magari raccogliendo bacche durante una bella passeggiata. “Sbagliare nella raccolta può essere pericoloso e fatale, tanto quanto raccogliere in una maniera errata e irrispettosa può portare danni permanenti all’ambiente naturale”, sottolinea Valeria. “Quindi, bisogna seguire precise regole di raccolta e imparare i diversi metodi di utilizzo”.
Gli alimenti vanno usati freschi o cucinati?
“Entrambe le soluzioni, anche se a wood*ing lavoriamo quasi tutti gli ingredienti che raccogliamo. Alcuni processi conservativi possono addirittura amplificare le potenzialità organolettiche e nutritive, nonché il gusto. I metodi sono davvero numerosi e spesso legati alla tradizione regionale del nostro territorio. Ma ce ne sono altri moderni, innovativi”.
E dove raccogliere?
“Vanno cercati luoghi il più possibile lontano da fonti inquinanti, nei confronti della quali le foglie e la maggior parte delle materie organiche si comportano come spugne. Quindi, nel mangiare cibo inquinato, anche il nostro organismo finirebbe intossicato”.
Foto Stefano Tosoni
Foto Stefano Tosoni