Progetto laziale per riciclare gli scarti di frutta e verdura

Le bucce di pomodoro: buttarle? Ma nemmeno per sogno! Per il biologo di Latina Damiano Dragone è possibile usare i tanti residui alimentari provenienti dall’attivissima campagna della Pianura Pontina per mettere a punto alcuni farmaci antiossidanti.

Il suo progetto, ItaLyCo2è, stato selezionato dall’Ordine nazionale dei Biologi e Banca Intesa Sanpaolo, tra le otto start up innovative da presentare nel corso dell’Expo 2015.

Il “materiale” buono allo scopo, ovvero gli ingredienti bioattivi degli scarti di frutta, ortaggi e verdura, secondo il dr. Dragone, si possono estrarre attraverso la tecnica della Super Critical Fluid Extraction (SCFE), che viene già utilizzata per decaffeinare il caffè, attraverso l’utilizzo di anidride carbonica.

L’investimento previsto è di cinque milioni di euro e una quindicina i posti di lavoro per il team di persone che oltre alla trasformazione delle bucce del pomodoro, potranno operare anche su quelle di kiwi, uva, patate.

Tra le sostanze che saranno ottenute, grande attenzione per un carotenoide, il licopene, che ha appunto notevoli proprietà anti-ossidanti (ma ci sono anche luteina, omega 3, glucosamine) ed è presente non solo nei farmaci ma anche in tanti prodotti destinati al bere e al mangiare.

L’obiettivo è sostituire il licopene così ottenuto ai prodotti sintetici oggi in commercio, di provenienza soprattutto asiatica. Rispetto a questi ultimi, il nuovo elemento è privo di solventi chimici, dunque assente di tossicità, e così ottenuto è già in forma finita e non necessita di ulteriore purificazione.

E a cosa si ispira il nome del progetto, ItaLyCo2? Lyco sta per licopene e Co2 richiama l’anidride carbonica. Ma è quell’ItaLy che regala un certo orgoglio nazionale (e all’Expo si andrà anche alla ricerca di finanziamenti).