Premio Carlo Scarpa ai meli selvatici del Tien Shan

I meli selvatici del Tien Shan vincono il premio Scarpa

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Il Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche ha così decretato: il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, giunto alla sua XXVII edizione, va  alle Foreste dei meli selvatici del Tien Shan, in Kazakistan. Da dove derivano tutte le varietà di mele che arrivano sulla nostra tavola.

Qui, nell’Asia centrale, sparsi lungo il versante settentrionale della catena montuosa del Tien Shan, rimangono frammenti dell’immensa e antica foresta che milioni di anni fa, nel Terziario, faceva crescere al suo interno decine di specie di frutti. In particolare, dall’ovest della Cina, attraverso il nord di Kirghizistan e Uzbekistan, fino al sud del Kazakistan, predominano i meli selvatici, con un’evidenza tale nel paesaggio da dare il nome all’antica capitale del Kazakistan, Almaty, cioè “luogo delle mele”.

Gli antenati del melo si insediarono in zona probabilmente grazie ai semi portati da uccelli in volo dalla Cina. Un territorio, il Tien Shan, tra montagne alte anche 7mila metri e profonde vallate, in un clima estremo, che ha messo in atto un’incredibile biodiversità, ancora oggi presente, nonostante millenni di disboscamenti e incendi, soprattutto per dare spazio all’agricoltura. Un caleidoscopio di forme, dimensioni, sapori, colori, altezze e portamenti degli alberi: un giacimento genetico di interesse enorme, che nessuna forma di biotecnologia può avvicinare.

Il melo selvatico del Kazakistan ha un nome: Malus sieversii, dal botanico Johann Sievers, che per primo lo descrisse, alla fine del XVIII secolo. Nella regione più a nord, nel massiccio del Tarbagatai, forma nuclei composti da dieci a duecento alberi, anche su ripidi pendii, fino a toccare le nevi eterne. Nel Djungarsky il melo selvatico è l’albero dominante di foreste ampie, con esemplari di età e di altezza smisurate: fino a 30 metri e a trecentocinquanta anni. Nell’Axou Diabagly, alla frontiera con il Kirghizistan, gli alberi, in posizione solitaria o in piccoli boschetti, mostrano particolare resistenza alle malattie e alla siccità, anche estrema. Foreste, queste tre, che hanno subito grandi tagli, ma mai come nello Zaliskii, la porzione delle Montagne Celesti più vicina alla città di Almaty, dove i boschi si sono ridotti, in epoca sovietica, anche dell’ottanta per cento.
Queste sono le foreste che più hanno destato l’attenzione dello scienziato  Aymak Djangaliev che tra il 1930 e il 1990 si è dedicato per primo allo studio della popolazione kazaka di Malus sieversii e alla sua salvaguardia. Dal 2010 l’associazione Alma (cui si devono le spettacolari immagini) – per opera soprattutto di Catherine Peix e Tatiana Salova, vedova dello scienziato – è impegnata per sensibilizzare il governo locale e la comunità internazionale, per diffondere la conoscenza e preservare le foreste dei meli selvatici.

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