E così lo scrittore racconta di come i sensi, educati a “vedere” anche quello che non c’è, ci facciano percepire i segnali del vento, delle nuvole, delle piante e degli animali. Ma non dimentica certo i risvolti scientifici dei fenomeni quotidiani, mettendoli a confronto con popolari regole contadine, facendo piazza pulita di alcune leggende che non fanno bene alla natura e a noi. E l’invito è pure quello di osservare ma cercando di capire bene certi fenomeni. Perché ad esempio alcuni fiori piantati in un punto, riappaiono altrove? Sono le formiche le responsabili: fastidiose certo, ma sterminarle significherebbe fare a meno di formidabili giardinieri. Già perché contribuiscono ad esempio a diffondere i semi di alcune piante che così possono riprodursi anche lontano dal loro luogo di origine, come accade alle fragole di bosco, alle viole silvestri, all’aglio orsino, al nontiscordardimé.
Tra le pagine, incappiamo nei capitoli “L’orologio degli uccelli” e “L’orologio floreale”, spiegati attraverso i perché i volatili cantano proprio a quell’ora o come mai i petali si allargano e si restringono. E poi, ecco l’orologio delle stagioni e quello della notte, già, in cui davvero c’è tanto da vedere. Del resto, “Quando cala il buio, l’unica cosa che manca è la luce, mentre tutti gli altri sensi non smettono di ricevere informazioni. Rumori, profumi, sensazioni tattili…”. Peter Wohlleben ora gestisce un pezzo di bosco comunale nel villaggio di Wershofen, nella Renania-Palatinato.