Magnum: da 70 anni la fotografia che racconta il mondo

Il mondo raccontato dai 70 anni di Magnum

I 70 anni di Magnum -(© Jonas Bendiksen/Magnum Photos/Contrasto

Magnum Manifesto. Guardare il mondo e raccontarlo in fotografia: al Museo dell’Ara Pacis di Roma un omaggio ai 70 anni della leggendaria agenzia fotografica, fondata nel 1947 da alcuni noti fotografi tra cui Robert Capa, David Seymour ed Henri Cartier-Bresson e subito proiettata nella celebrità per la qualità degli scatti e dei reportage dei suoi autori.

Il curatore, Clément Chéroux, ha selezionato una serie di documenti rari e inediti, le immagini di grande valore storico ma anche le nuove realizzazioni. L’obiettivo? Illustrare come Magnum Photos debba la sua eccellenza alla capacità dei fotografi di fondere arte e giornalismo, creazione personale e testimonianza del reale, verificando come il “fattore Magnum” continui a esistere e a rinnovare continuamente il proprio stile.

Il percorso espositivo accompagna in diverse sezioni in cui si “parla” degli ideali di libertà e partecipazioni all’indomani della seconda guerra mondiale, ma anche le frammentazioni del mondo che hanno portato alle gravi crisi di identità degli anni Novanta del secolo scorso, e le diverse declinazioni della storia recente che la fotografia continua a testimoniare. Non mancano proiezioni, libri, le copertine delle riviste che hanno contribuito a far nascere la leggenda.

Passo dopo passo si possono ammirare il reportage sui lavoratori immigrati negli USA, realizzato da Eve Arnold negli anni Cinquanta, i ritratti di “famiglia”, teneri e intimi, di Elliott Erwitt; le immagini degli zingari di Josef Koudelka, la toccante serie realizzata nel 1968 da Paul Fusco sul “Funeral Train”, il treno che trasportò la salma di Robert Kennedy nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Arlington, attraversando un’America sconvolta e dolente.
E ancora, le serie più recenti dei nuovi autori di Magnum: dalla “Spagna Occulta” di Cristina Garcia Rodero, alle osservazioni antropologiche, sotto forma di fotografie, realizzate nel mondo da Martin Parr; dalla cruda attualità del Sud America documentato da Jérôme Sessini, fino al Mar Mediterraneo, tenebroso e incerto nelle notti dei migranti, fotografato da Paolo Pellegrin. Qui ecco la foto di Jonas Bendiksen, poetica rappresentazione degli abitanti di un paese nel Territorio dell’Altaj mentre raccolgono i rottami di una navicella spaziale precipitata, circondati da migliaia di farfalle. Russia, 2000 (© Jonas Bendiksen/Magnum Photos/Contrasto). Fino al 3 giugno, tutti i giorni 9.30-19.30; no il 1 maggio.