Le poesie di pietra di Maurizio Elviretti a Bellegra

Piccola grande Italia: a Bellegra le poesie di pietra

Poesie di pietra a BellegraVenendo da Roma, Bellegra è un comune che si incontra dopo aver superato Castel Madama. Natura selvatica, con i boschi misti che d’autunno si arrossano regalando scorci di grande suggestione a ridosso di montagne dalle cime arrotondate e non solo che qua e là sembra quasi si accarezzino l’una con l’altra, strade tortuose quasi sempre solitarie: insomma, un bel vedere.

Ma la natura qua offre altre sorprese, giocando con le rocce calcaree, sopra e sotto. Capita così di incappare con delizia nella Grotta dell’arco, una piccola grande meraviglia non tanto conosciuta (peccato), la cui giovane geologia ha operato creando stalattiti e stalagmiti ancora “acerbe” e proprio per questo ancora più strepitose con concrezioni di calcite che qua e là illuminano il posto, in cui trovarono rifugio nostri antenati nel neolitico, lasciando come ricordo alcune figurette antropomorfe stilizzate sulle pareti.

La grotta, scoperta all’inizio del secolo scorso, si chiama così per via di un vero e proprio arco nella roccia a pochi passi dall’entrata, dove un portone di ferro ha l’inferriata con gli elementi orizzontali per dar modo agli attuali abitanti, i pipistrelli, di andarsene a zonzo come vogliono, entrando e uscendo. Ma superata la cavità carsica, sempre in zona Valle Cupa, proseguendo verso località Morrone, altre sorprese attendono.

Prima ci sono, coronate dalla fitta vegetazione, alcune sculture confezionate di roccia di vario tipo: le ha ideate e messe su Maurizio Elviretti, un abitante di Bellegra, spinto dalla fantasia e dalla sua grande passione per la pietra. Sono un monumento al sole e al cavallo in cui le pietre hanno connotazioni curiose e richiamano alla mente… quello che si vuole, come diceva lui che non si definiva artista ma lo era, visto tutto ciò. Non sono che l’aperitivo di un menu pietroso che soddisfa un po’ i sensi qualche metro più avanti. Tutto un complesso in cui la poesia anzi “le” poesie di pietra di Maurizio Elviretti si esibiscono davanti a occhi attoniti riempiendoli di stupore.
Tante strutture, tutta una sinfonia di pietra, dalla casa vera e propria, al capanno per cucinare e incontrare gli amici, al teatro con il suo anfiteatro, alla fungaia di arenaria, all’area giochi in cui altalene arrugginite ricordano purtroppo che lì è tutto in attesa di qualcuno o qualcosa che lo possa di nuovo apprezzare in pieno, così come è possibile al viaggiatore che ci arriva per caso.
Un luogo incantato, un po’ come succede nelle favole: il bello è che è straordinariamente vero.