L’albero (e la roccia e le foglie) di Giuseppe Penone

Giuseppe Penone racconta l’albero e la natura

l'albero di Giuseppe Penone

L’albero si staglia davanti la razionale struttura del Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur, Roma, ora sede della Maison Fendi.

Si chiama  semplicemente ‘abete’,  è un’opera di Giuseppe Penone e introduce una mostra all’interno dell’edificio realizzato negli anni Trenta del secolo scorso, ‘Matrice’, visibile gratuitamente fino al 16 luglio dalle 10 alle 20 tutti i giorni.

La scultura è alta più di 20 metri e tra i rami non sfuggono all’attenzione tubi di bronzo che sono diventati un tutt’uno con l’albero stesso. Un paesaggio modificato, una ‘natura ricreata’, quello che l’artista vuole comunicare con i suoi lavori. Un contrasto curioso e piacevole, che affascina e invita a entrare.

La mostra è concepita in dialogo con gli spazi del palazzo che la ospita: nelle sue architetture monumentali e nei geometrici elementi ci si ferma davanti al ‘soffio di foglie’, solo un ‘mucchietto’ di foglie di mirto? No, rappresenta il corpo dell’artista. Mentre su un enorme pannello si riconosce un volto, disegnato da centinaia di spine d’acacia. Altre sculture ci mostrano un connubio insolito e affascinante, visto che tra i rami e tronchi intrecciati ‘crescono’ pezzi di bronzo e blocchi di marmo antico, rovine e frammenti di storia che si riallacciano alla natura.
Tutta una enorme stanza è poi dedicata all’opera che dà il nome all’esposizione, Matrice. Un enorme albero di abete di trenta metri tagliato e scavato seguendo un anello di crescita, in modo che il passato del gigante verde sia sotto gli occhi, con la sua storia e le sue trasformazioni. Nel tronco è presente più o meno a metà altezza una particolare forma di bronzo. Cosa significa? L’interruzione del ciclo vitale, la caducità dell’esistenza? Ognuno decide la propria versione.