Il museo della merda

Le tante declinazioni della merda

MuseodellaMerda

Ebbene sì, la merda ora è anche un museo.

Il Museo della Merda, definizione volutamente provocatoria, ma sostanzialmente esplicativa per un progetto che unisce tradizione e innovazione, arte e tecnologia e che ne giustifica la nascita, conseguente a un’idea di Gianantonio Locatelli, proprietario dell’azienda agricola di Castelbosco, in provincia di Piacenza: un’azienda che ospita 2500 bovini destinati alla produzione di latte per il Grana Padano.

Dalla gestione quotidiana dei capi, della loro produzione e dei loro rifiuti è sorta la necessità di trasformare l’azienda stessa in un progetto ecologico e industriale avveniristico. Dallo sterco viene oggi ricavato metano, concime per i campi, materia grezza per intonaco e mattoni attraverso sistemi di nuova concezione che, oltre a ridurre l’inquinamento atmosferico e la distribuzione di nitrati nel terreno, seguono un principio che ridisegna il ciclo della natura in un circolo virtuoso, restituendo ad agricoltura e allevamento l’importanza di sempre.

Accanto alla sede dell’azienda, all’interno di un castelletto ristrutturato dall’architetto Luca Cipelletti, trovano spazio reperti, manufatti e opere d’arte di interesse estetico e scientifico: dagli scarabei stercorarii, considerati divini dagli egizi (simbolo del museo), a esempi di utilizzo dello sterco per la costruzione di architetture nelle più lontane culture del pianeta, dalle antiche civiltà italiche all‘Africa, passando per opere storico-letterarie come la Naturalis Historia di Plinio, fino alle ricerche scientifiche più attuali e alla produzione artistica che tocca l’uso e riuso di scarti e di rifiuti.
Un gabinetto di curiosità contemporaneo che trova il suo unitario principio guida nella scienza e nell’arte della trasformazione.
Dove: Castelbosco,Gragnano Trebbiese (PC)
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