Idee & Ricordi – L’orto dei frutti dimenticati

www.riviera.rimini.it- www.montefeltro.net-ortoingr3ss pennabilliturismowww.pennabilliturismo.it-orto_dei_frutti_dimenticati www.museoiluoghidellanima.it-orto-dei-frutti-dimenticati-gelso-del-dalai-lamaI luoghi dell’anima: l’orto dei frutti dimenticati

 

 

Terreno abbandonato da decenni e già orto del convento dei frati missionari. Siamo a Pennabilli, provincia di Rimini, Valmarecchia: qui, nato da un’idea di Tonino Guerra, prolifico sceneggiatore (anche di Fellini) e scrittore, sorge “l’orto dei frutti dimenticati”, nell’ottica, come diceva lui, di un “museo dei sapori utile a farci toccare il passato”.

In pratica, consiste in una vera e propria raccolta di alberi da frutto della flora spontanea delle campagne appenniniche, una volta appartenenti allo scenario domestico dei vecchi orti delle case contadine, con il passare degli anni non più coltivati e a rischio scomparsa: forme e sapori particolari che sarebbe un peccato non conoscere più e che rispondono a diverse specie di mele, pere selvatiche, bacche e frutti di bosco. Tra loro, da ricordare: l’Azzeruolo (piccole bacche rosse o gialle con grossi semi e poca polpa dal sapore di mela), la pera Cotogna, la Corniola (ciliegia allungata), il Giuggiolo (che produce “olive” dolciastre), l’Uva Spina, la Ciliegia Cuccarina, il Biricoccolo (susina blu con la buccia vellutata come quella dell’albicocca).

Ma non è finita qui. Nell’orto dei frutti dimenticati si rincorrono tanti spazi, ciascuno legato a un tema particolarmente amato da Tonino Guerra. Ad esempio, la “Meridiana dell’incontro”, dedicata a Federico Fellini e Giulietta Masina: nel pomeriggio, l’ombra di due colombi in bronzo diventa quella dei profili dei due personaggi amici di Guerra. Oppure, la “Porta delle lumache”, opera del ceramista faentino Aldo Rontini, chiusa nella facciata di una cappella costruita con le pietre di chiese scomparse della Valmarecchia.
C’è poi il “gelso della pace”, l’albero messo a dimora il 15 giugno 1994 dal XIV Dalai Lama del Tibet; oppure, “La Voce della foglia”, fontana in cui l’acqua, come linfa, zampilla gorgogliando da una foglia in legno alta tre metri, per ricadere sulla pietra circolare di un vecchio mulino ed essere raccolta da bianchi sassi di fiume.
E che dire del vecchio lavatoio, un tempo luogo di ritrovo e di lavoro per le donne del paese, e che oggi ospita, alle pareti, le dodici targhe in ceramica con “Le Parole dei mesi” (come Febbraio, i colori dei vestiti che ballano, Marzo, i fiori dei mandorli per le api affamate, Aprile, con tutta la fantasia che ha sonno…)
Per info: www.montefeltro.net. L’orto è sempre aperto (foto: museoiluoghidell’anima.org, Montefeltro.net, pennabilliturismo.it, rivierarimini.it)