Sogno di piena estate all’Asinara

Asinara e le immagini di Marco Delogu

Asinara di Marco Delogu

Lui si chiama Marco Delogu, lei Asinara. Lui è un fotografo da un po’ di tempo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra. Lei è l’isola del carcere. Lui ha scritto un libro “Asinara” (Punctum Press), lei si è mostrata in tutta la sua crudezza e dolcezza, lasciandosi raccontare dai suoi scatti.

E questi sono scatti particolari in cui non si trova il fulgore e la luminosità dell’estate. Bensì paesaggi, e uomini, e animali, dai contorni volutamente non nitidi, dove l’abbandono si unisce con l’incanto e la magia del luogo.

La realtà è percepita in una dimensione che disegna il lavoro fatto la scorsa estate nell’isola, realizzando immagini con la luce della luna d’agosto che non fanno certo dimenticare il mare e le rocce, e le spiagge e le colline, e l’arsura e la siccità, e la desolazione e la sofferenza, in cui non solo lo sguardo ma pure la mente è sollecita a vagare.

Il fotografo, in un “meraviglioso silenzio”, come dice, di giorno se ne andava in giro con compagna e figlio di 11 mesi, “a scoprire l’isola, fantastici bagni, e quando si usciva dall’acqua si vedevano, tra i resti dell’architettura carceraria, asini e cavalli selvaggi”.
Tutto questo, scrive Edoardo Albinati, “dovrebbe essere unheimlich, non-familiare o addirittura angoscioso, perché immerso nella tenebra, si rivela invece come una scenografia poetica da sogno di mezz’estate: dove la vibrazione e il tumulto della vita si sono assottigliati in modo fiabesco, le strade bianche s’intravedono appena, i segnali di pericolo sono stati spenti perché non vi è più alcun pericolo, uomini e animali possono andare liberi e senza paura”.