Sul Palatino le piante selvatiche in scena
Questo è il momento giusto: l’aria calda ma non troppo, il cielo terso, le piante che sbucano in ogni dove tra i ruderi antichi.
Sfidano qualsiasi tipo di ‘pulizia’ da parte degli esperti (si sa, le erbe contribuiscono a deteriorare le vecchia mura) e si mostrano nei loro abiti più vistosi. Al Palatino, per esempio, la parte più alta del Foro Romano, ci sono praterie di vegetali in fiore proprio adesso.La valeriana rosa, che i più attenti chiamano ‘savonina’: ce n’è dappertutto, non solo ‘sulle’ pareti, ma al di sopra e ai loro piedi. Veramente non è rosa ma di un intenso lilla, è caratterizzata da ombrelle con tantissimi fiori extra small dalle corolle speronate che si allungano cioè in una specie di cilindretti piatti, molto particolari.
Le sommità dei resti sono particolarmente ambite dalle piante selvatiche, poiché l’andamento orizzontale permette un maggior accumulo di detriti e polveri, creando così un seppur limitato suolo su cui però esse riescono a proliferare bene. È lì che si mostrano nelle varie palette del rosa le bocche di leone, che cresce beatamente e generosamente anche negli interstizi delle pareti, tra le fessure di marmi e pietre varie, poi ci sono ferule, l’erba cornetta, la violacciocca, i fiori solari di celidonio e di diplotaxis, la ruchetta dei muri. Se poi le resede si notano bene con le loro alte spighe bianche, le verbene delicatamente rosate quasi scompaiono in questo ben-di-Dio che ora è pieno di graminacee di ogni tipo.