Vesuvio quotidiano_Vesuvio Universale

Le tante declinazioni del Vesuvio, il vulcano di Napoli. Dal 6 luglio fino al 29 settembre, lo racconta una mostra presso la Certosa e Museo di San Martino, in Largo San Martino 5, Napoli, un luogo che da solo vale la visita, in cui il Barocco napoletano dà il meglio di sé e dalle cui logge e terrazze, il protagonista vulcanico si può osservare in tutta la sua esuberanza paesaggistica, mentre domina la città e il suo golfo. La mostra è un compendio delle tante suggestioni suscitate nel corso del tempo dalla paura ancestrale della presenza incombente del Vesuvio sul paesaggio urbano e marino, come espressione della potenza della natura e della fragilità umana.

Vesuvio
Una gouache che ritrae il Vesuvio nel 1922

Il Vesuvio in ogni prospettiva

In esposizione circa 100 opere dal Cinquecento ad oggi, tra cui alcune delle più significative provenienti dalle raccolte del museo accanto ad altre collezioni pubbliche e private.Mirabili opere che interpretano il Vesuvio da tante prospettive. Da vedere la cartografia cinquecentesca di interesse naturalistico, come la preziosa stampa di Athanasius Kircher, tratta da Mundus supterraneus (Amsterdam, 1665), che presenta la fantasiosa immagine di un Vesuvio in sezione. Attenzione poi attorno alle raccolte storiche, con opere come L’Eruzione del Vesuvio del 1631 di Domenico Gargiulo (detto Micco Spadaro) o ai capolavori legati al tema della sacra protezione, invocata per la salvezza, come il settecentesco busto reliquiario di Sant’Emidio, protettore dei terremoti e dei cataclismi (Cappella del Tesoro di San Gennaro), con la raffigurazione di Castel Sant’Elmo e della Certosa di San Martino. Non manca una serie di immagini del paesaggio vesuviano ritratto da Giuseppe de Nittis, che trae spunto dall’eruzione del 1872. E ancora, come non ammirare  la selezione di dipinti tra Settecento e Ottocento con le testimonianze artistiche di Carlo Bonavia, Pietro Fabris, Pierre Jacques Volaire, operanti al tempo del Grand Tour, che documentano le vedute “pirotecniche” del Vesuvio? Accanto ad essi opere di Tommaso Ruiz, di Antonio Joli, e altri artisti che dipingevano “all’ombra del vulcano”. In una sala a parte è esposta l’Allegoria della prosperità e delle Arti nella città di Napoli di Paolo de Matteis, del primo Settecento, insieme a una serie di galanterie e servizi in porcellana della fabbrica ferdinandea caratterizzate dal tema del Vesuvio in eruzione. Ci sono pure le terrecotte smaltate di Leoncillo Leonardi, della fine degli anni Cinquanta e il ritratto Vesuvius (1985) di Andy Warhol che ritrae il vulcano “più grande del mito, una cosa terribilmente reale”.

Orari: lunedì-domenica 9,30/17, chiuso mercoledì.