Suite per un castagno

Questo testo, scritto da Raethia Corsini per Guido Tommasi Editore, si chiama ‘Suite per un castagno’, ma può anche essere declinato in altro modo, ovvero come “Ricette di una bimba di montagna”, poiché nell’ultima ventina di pagine l’autrice ci racconta tante prelibatezze con l’ingrediente principe che è la castagna. Ma che cos’è ‘Suite per un castagno’? suite per un castagnoRacconti di memorie famigliari e naturali di una ragazzina che, in un paese magico (ma reale, Le Piastre, in provincia di Pistoia) diventa amica di Gnone. Un micio, un cane, un animale silvestre? No, Gnone è un castagno anzi, un castagnone, da qui il suo nomignolo. Compagno di avventure nelle stagioni che passano e che ancora sono in grado, dopo tanti anni, di suscitare emozioni anche da parte di chi non le ha direttamente vissute. Una bambina caparbia per la quale, essendo femmina, non era previsto partecipare alle attività attorno e dentro il bosco, attorno e dentro l’amato castagno. “Ai bimbi, i maschi, invece sì. Le signorine dovevano imparare a restare ballerine di seconda fila rimuginando sul proprio destino non retribuito e spettegolando su quello degli altri. Una tela di ragno: questo mi pareva la vita domestica delle donne. Si rischiava di rimanerci incollate. Meglio i castagni”. E poi la piccola narratrice non ha nemmeno le scarpe adatte. Ma un giorno ecco che il mitico zio Libero le procura un paio di scarponcini di cuoio con le stringhe rosse… e via, nel bosco, attrezzata al meglio, come bisogna esserlo sempre quando si va su su tra il verde e le rocce, a incontrare il castagno Gnone. E proprio lo zio Libero insegna come muoversi e che cos’è vivere nei boschi. “ In una foresta per diventare grandi non si può andare allo sbaraglio, senza una meta, perché la meta è segnata: è la luce del cielo tutto, o di alcuni scampoli. E questo vale per i ranuncoli della macchia quanto per i giganti dalla corteccia grigia come Gnone, che prima di raggiungere una certa statura è dovuto sottostare alle regole di famiglia: vivere all’ombra dei genitori finché non ha dimostrato rettitudine, che nel linguaggio delle piante significa crescere dritti, affinché il tronco si stratifichi in modo compatto, armonioso, coerente…” E tra le righe la scrittrice ci informa come due milioni di anni fa, i nostri antenati, mangiando i frutti del castagno, li hanno sparsi qua e là, decretando il successo di questa pianta chiamata anche ‘l’albero del pane’. Tutto, del castagno, suscita meraviglia, quella piccola e sottile di cui spesso non ci si rende conto, ma che invece ti riempie il cuore, la mente, la bocca… come la farina di castagne, quasi una cipria, un “pulviscolo beige, sottile e compatto” che “in ogni granello custodisce il colore e il sapore di tutte le stagioni, la cui alternanza è stata necessaria e utile  a farla diventare quella prelibatezza”. Leggetelo, leggetelo, e anche voi sarete proiettati lì, tra le fronde e le radici del castagno Gnone e vi sentirete al sicuro.