Penelope, Circe & le altre

Il libro edito da Solferino si intitola “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”. Penelope Circe e le altreL’ha scritto Marilù Oliva e ogni capitolo è dedicato a una protagonista che racconta la sua vicenda in prima persona: l’intento è quello di dare un po’ più di voce, rispetto alla storia originaria raccontata da Omero, a quel lato femminile così importante per l’Odissea, ovvero quei venti anni in cui Odisseo, tra guerra di Troia e peregrinazioni varie, rimane lontano dalla sua amata e petrosa isola Itaca e dalla sua famiglia, soprattutto da lei. Quella Penelope fedele, fedelissima che non tradisce il suo consorte sparito anche se lui non si fa molte remore nel cadere tra le braccia di diverse donne, alcune dee che sono ammaliate da un umano così seducente ma che devono lasciare andare, per volere dei loro ‘superiori’ divini. Sempre qualcuno che si mette in mezzo alle storie d’amore, siano incantate o no (e non certo dalla parte delle donne). E a farne le spese sono sempre loro, le femmine, così attaccate in fondo a vivere la passione pur dall’alto della loro divinità. Come Circe, ad esempio. Quando Odisseo e i suoi arrivano nel suo territorio, lei è pronta a trasformarli in maiali, ma con il prode guerriero non lo fa, preferisce tenerselo stretto nel suo letto. Marilù Oliva le fa dire, a proposito: “Percepisco subito che si tratta di un uomo diverso dagli altri”. Aia, è fatta. Così inizia l’amore, o quello che crediamo tale, noi femmine, pensare che il nostro sguardo si posi su un essere che non è uguale a nessuno e ci cadiamo, spesso come pere cotte, accettando tutto o quasi da lui. Succede anche a Circe, nonostante sia una maga, tanto che tra l’altro, alla fine dello spazio che le compete nel libro, mentre osserva Odisseo che con la sua nave se ne va, sottolinea: “ Mentre do le spalle alla prora turchina che disegna un solco nel mare mutevole, penso che un uomo così, anche se forse è meglio perderlo che trovarlo, peccato: non lo incontrerò mai più”. Ancora… l’uomo malandrino che fa girar la testa Persino Atena, che segue sempre Odisseo e che interrompe le narrazioni dedicate alle altre, pur se in modo razionale e meno sentimentale, è attratta da questo esemplare maschile. Il libro è ricco di emozioni, non c’è che dire, però in realtà il primo attore rimane lui, non sparisce anzi, prende ancora più forza dalle parole delle “sue” donne che rimangono di “sua” proprietà, operano, vivono, soffrono (con lui è soprattutto dolore) ma non lo biasimano mai, gli perdonano tutto. Manca in questo libro un guizzo diverso che avrebbe reso più appassionante il tutto. E così Penelope in fondo al libro non può che dire, come in un bellissimo happy end: “Sono di nuovo al tuo fianco, amore mio. Ci sono sempre stata”. Un’altra volta, e ancora e ancora, tutto per l’eroe ritrovato (che per inciso è pronto a ripartire). L’amour, toujours l’amour. E, che noia, però!