Le meraviglie di Roma: anamorfismo a Trinità dei Monti

Anamorfismo a Trinità dei Monti: meraviglie romane

Anamorfismo a Trinità dei Monti

Si sa, Roma è un pieno di meraviglie: pensiamo a Trinità dei Monti, esattamente al Convento della chiesa che sta davanti all’obelisco sallustiano (che in punta oltre alla croce ha anche il giglio di Francia) e in cima alla famosa scalinata. Bella, bellissima, costruita a partire dal 1500, è un omaggio a San Francesco di Paola. Ebbene, proprio all’interno del chiostro intarsiato e ricco di affreschi, affascinanti nella loro fragilità, si sale al primo piano e si giunge su un corridoio vicino alla cappella della Mater Admirabilis, vicino al plastico che mostra tutto il complesso anche tutto il verde e gli orti coltivati un tempo.

È sulle pareti che altra meraviglia prende forma, ma in modo assolutamente insolito. Un dipinto che sembra (ed è) un albero dai rami disposti in orizzontale. Un bianco e nero particolare che però cambia aspetto mano a mano che da una visione laterale si passa a quella centrale notando un San Francesco di Paola in preghiera che poi, muovendosi, si trasforma in un paesaggio campestre-marino, addirittura si riconosce lo stretto di Messina, in una deformazione che trasforma in continuazione. Si tratta dell’anamorfismo, una tecnica che crea prospettive e immagini da punti di vista diversi. Gli autori sono Emmanuel Maignan e Jean François Nicéron, dell’ordine dei padri minimi che nel 1600 crearono questi lavori molto enigmatici e così affascinanti.

I dipinti sono posti in due parti distanti tra loro da un piccolo corridoio in cui c’è il cosiddetto astrolabiocatottrico, cioè un orologio solare con quadrante a riflessione, realizzato da Maignan. Uno spettacolo nello spettacolo.

Ci sono anche graffiti sulle mura, si vedono animaletti e figure varie, realizzate da chi certo non era un artista, i militari francesi che occuparono la chiesa che dal XVI secolo più volte occuparono la zona.