Tra i protagonisti di questo studio c’è pure l’astronomo italiano Simone Aiola, che si è formato all’università Sapienza di Roma e ora è ricercatore presso il Centro di astrofisica computazionale del Flatiron Institute di New York e autore di uno dei due nuovi documenti che ne descrivono i risultati, pubblicati a fine dicembre sul Journal of Cosmology and Astroparticle Physics. Gli scienziati hanno anche stimato la velocità di espansione dell’universo, la cosiddetta costante di Hubble, che sarebbe di 67,6 chilometri al secondo per megaparsec, considerando che 1 megaparsec corrisponde a 3,26 milioni di anni luce. L’età di 13,77 miliardi dell’universo non è ‘fissa’, può oscillare di qualche miliardo in più o meno, non si sa quanti esattamente, per cui le ricerche continueranno. A questo scopo, nei prossimi anni, entreranno in gioco nuovi telescopi costruiti con tecnologie sempre più sofisticate per osservare al meglio l’universo in modo dettagliato scoprendo eventuali errori sistematici e statistici ed entrando nello specifico nelle sue tantissime declinazioni. Ci sono pure in ballo le previsioni di nuovi modelli cosmologici, al fine di portare avanti misurazioni super precise con l’obiettivo di scoprire i più intimi segreti del cielo, verificando le osservazioni con i dati mirati. Insomma, c’è ancora davvero tanto da studiare. (foto pixabay)