La barriera corallina e il Rio delle Amazzoni

Anche il Rio delle Amazzoni ha la sua barriera corallina

Rio delle Amazzoni e Barriera Corallina

 In tempi in cui nel nostro pianeta tutto sembra esplorato e (quasi) senza segreti, ecco una notizia passata un po’ inosservata: una barriera corallina presso la torbida e fangosa foce del Rio delle Amazzoni.

 La sua estensione non è certo indifferente, oltre 9500 chilometri quadrati.

Questa presenza insolita per il luogo è stata scoperta da un team di ricercatori dell’Instituto de Biologia dell’Universidade Federal do Rio de Janeiro (Ufrj) e del Department of Marine Sciences dell’University of Georgia. In realtà, gli scienziati brasiliani, tra cui Rodrigo Moura, già nel 1977 avevano visto circolare proprio in questo luogo pesci tropicali riconducibili a un reef che solo da pochi mesi si è svelato.

Anche se c’era il sospetto di un tale habitat tra il fango, il ritrovamento è in realtà avvenuto per caso, poiché in loco gironzolava una nave statunitense dallo scopo di capire in che modo il flusso del Rio delle Amazzoni sia in grado di influenzare la capacità dell’Atlantico di assorbire anidride carbonica.

Rivelatrice è stato l’equipaggiamento aggiuntivo, cioè una draga per esplorare i fondali che, nonostante acque poco limpide in cui la luce del sole passa molto difficilmente, ha permesso la fioritura di un intero ecosistema tra coralli, stelle marine, spugne e così via. La spiegazione? Solo una parte della barriera, quella meridionale, è in effetti ‘investita’ dal fango del fiume e solo per alcuni mesi all’anno, per cui il resto riesce a mettere in atto la fotosintesi, regalando un ‘classico’ spettacolo tropicale. Non è tutto: nella parte settentrionale, dove la persistenza di fango e luce solare schermata è continua, proliferano soprattutto spugne.
Il bello della scoperta, oltre alla meraviglia di per sé, è che questo reef, il più settentrionale delle barriere coralline brasiliane, possa essere una sorta di ponte sommerso di contatto con quelle caraibiche. Naturalmente, si tratta poi di un laboratorio naturale in cui studiare gli effetti dei cambiamenti climatici, mentre già un rischio si avvicina a rovinare l’incanto, cioè le perlustrazioni petrolifere in zona, con la costruzione di pozzi petroliferi proprio a ridosso dell’area. Gli ambientalisti sono già mobilitati (immagine dal sito takepart.com).