Le api salvate dall’intelligenza artificiale

E se l’intelligenza artificiale aiutasse le api a sopravvivere? La loro presenza come si sa è essenziale nell’ecosistema. Senza di loro la vita è destinata a finire. Grazie a questi insetti può avvenire l’impollinazione dei fiori e il loro sviluppo: se questa “operazione” venisse a mancare, non sarebbe possibile più avere un sacco di verdure e/o frutta.

Ultimamente le api sono minacciate anche da un parassita che succhia loro il sangue: è l’acaro Varroa descructor, il distruttore. Un nemico terribile, che si insinua negli alveari, indebolisce così tanto le api, adulte e non, da farle morire (e ciò succede in ogni luogo della Terra ad eccezione dell’Australia): molto piccolo da individuare, lungo circa 1 mm, persino gli apicoltori più attenti fanno fatica ad individuarlo e a stanarlo.

L’unico modo per capire se c’è un’infestazione in atto è posizionare assi di legno sotto gli alveari su cui questi insetti cadono. Ma non è semplice, poiché, date le piccole dimensioni, i predatori sono facilmente confusi con residui vari, è facile che passino per così dire inosservati.

Qualcosa sta per cambiare, però, grazie a un sistema di intelligenza artificiale inventato e messo a punto in Svizzera, nel Politecnico Federale di Losanna (Epfl) da un gruppo di studenti coordinati dall’ingegner Philippe Thiran. Si tratta di un’App legata a una piattaforma web in grado di capire con velocità la presenza di acari che cadono sulle tavole di legno.

Funziona così: l’apicoltore fotografa tali tavole di legno, carica l’immagine sulla piattaforma e l’intelligenza artificiale, cui è stato insegnato letteralmente a riconoscere i parassiti attraverso un database con foto di acari Varroa, capisce che sono proprio questi ultimi sul legno e fa scattare l’allarme permettendo trattamenti ad hoc in modo da limitare e/o azzerare le infestazioni.

Al momento si tratta di una buona speranza, beninteso: si stanno aspettando le sperimentazioni dell’efficacia del sistema di intelligenza artificiale per capire se è veramente la cura giusta per mettere ko il predatore. (foto da pixabay)