Il mare in Italia? È bello e sano, come spiagge e balneazione (però…)

Incredibile, nonostante tutto, in Italia il mare è bello e sano, come le sue spiagge e la sua balneazione. Lo hanno detto negli ultimi tempi più ricerche. Il dossier di Legambiente e Touring Club italiano, ad esempio, in cui si sottolinea come sono tante le spiagge in cui addirittura è vietato l’uso di oggetti di plastica usa e getta. Nela guida “Il mare più bello”, le organizzazioni mettono al primo posto il Cilento, tipo i comuni di Pollica e Castellabate, al secondo la Toscana con Castiglione della Pescaia e Marina di Grosseto. La maggior parte di vele, come Touring e Legambiente identificano mare e spiagge al top, sono per Sardegna, Sicilia, Puglia. E ora sono arrivati giudizi buoni sulla balneazione e dunque la qualità di spiagge e mare anche dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), agenzia dell’Unione europea il cui compito è fornire informazioni indipendenti e qualificate sull’ambiente. Beh, insomma, con dati che si riferiscono al 2018, la Aea traccia un quadro non pessimo della situazione delle acque di balneazione in Italia, che si colloca al nono posto in questa particolare classifica.

Il mare in Italia? È bello e sano, come spiagge e balneazione

C’è però un paradosso e non di poco conto. Lo stesso rapporto dice che sì, certo, la balneazione, il mare e le spiagge non sono malaccio, anzi, la percentuale di acque balneabili italiane è definita ‘eccellente’ e ‘buona’, pari al 95,2% del totale dei luoghi analizzati.Tuttavia, il nostro paese scivola clamorosamente per quanto riguarda le acque balneabili d bassa qualità, in quanto risulta prima in Europa per il numero di siti di tale genere, ben 89. Non solo, però: tali acque assai ‘fetenti’ sono addirittura in aumento. E dietro di noi, in questo elenco di acque non buone, arrivano Francia e Spagna, con rispettivamente 54 e 50 luoghi che, probabilmente, sarebbe meglio evitare. Domanda: ma che classifica è, questa, se da un lato si dice che la media delle acque di balneazione da noi è ottimale, ma dall’altro lievita la presenza di zone out, aumentate secondo il rapporto, rispetto al 2017, da 79 a 89? Vabbeh, teniamoci stretti i dati positivi e cerchiamo di consolidarli, meglio di niente (oppure, chi s’accontenta gode…)