Di asini e di boschi: la storia di Alfio e Fiocco

Chi scrive è Alfio ma il protagonista è senz’altro lui, Fiocco: e in “Di asini e di boschi – Il mio ritorno al selvatico” (Ediciclo) c’è la loro storia.Alfio Scandurra Di asini e di boschi Alfio Scandurra, nato a Pordenone da genitori siciliani, lavora in proprio come giardiniere ed è specializzato nella potatura di grandi alberi in tree climbing. A un certo punto, un incontro gli cambia la vita: è quello con Fiocco, un asinello che quando arriva a casa sua se la passa abbastanza male, ma lui lo cura, lo tranquillizza, lo guarisce. Così diventano amici, di più, compagni di viaggio. Alfio è da sempre amante della natura ma quel suo amico a quattro zampe gliela fa conoscere in un altro modo che, capisce, gli è assolutamente affine, è proprio ciò che cercava. E anche per esplorare zone vicinissime alla sua abitazione, alla periferia di Pordenone, dove scopre o ri-scopre che la natura selvatica e il suo fascino non sono poi così lontani. Certo, Alfio è avvantaggiato, Pordenone non è una grandissima città come può essere Roma, ma la ‘filosofia’ è la medesima: in fondo non servono tanti chilometri per immergersi in esperienze naturali che ti arricchiscono, basta anche un metro quadrato di prato per sentirsi nel posto più bello del mondo e riprendere in mano il proprio tempo. Punto. Ma torniamo alla nostra storia. Assieme a Fiocco, Alfio si rende conto anche di dover avere cura di quell’altra esistenza e di declinare l’itinerario, il viaggio, anche sulle esigenze dell’asinello. “Mi accorgevo che mi stavo stancando molto di più che a viaggiare da solo. Anche se lui, fisicamente, mi aiutava a trasportare parte del materiale, sentivo la responsabilità di avere al seguito un animale a cui dedicavo gran parte dei miei pensieri, che mi influenzava per qualsiasi cosa. Un asino non è un oggetto, è il tuo compagno di viaggio…” e così Alfio si rende conto che “camminare con lui mi portava a rallentare il passo… Provavo sensazioni contrastanti. Lo guardavo e mi trasmetteva serenità, ma nelle continue soste per brucare trattenevo l’impulso di ripartire. Faticavo a superare quella sensazione di perdere tempo che inculcano fin da piccoli”. Curioso, curiosissimo, Fiocco punta le orecchie verso l’orizzonte e il suo amico umano capisce che non è perdere tempo rallentare, Alfio Scandurra Di asini e di boschima che questo diventa un valore perché significa abbandonarsi alla natura e seguirne pure sentieri non battuti, senza paura, per ritrovare se stesso e riallinearsi con il lato selvatico, trovare un piacere infinito a sentire il ronzio delle api e non certo fastidio, identificare i rumori-le melodie-i suoni-i profumi-gli odori di ciò che abbiamo attorno e che spesso ci sfugge. E questo sarebbe davvero imperdonabile, va contro la nostra vera essenza di esseri viventi nati, creati, per essere in connessione con la natura. “Cammino da tre giorni, un senso di leggerezza mi pervade. Guardo Fiocco e sorrido, mi meraviglio di quanto sia bello vivere il momento. La meta è ancora lontana ma sto occupando una piccola parte dei miei pensieri, ogni passo e una nuova scoperta e un nuovo incontro”. La collana cui appartiene “Di asini e di boschi” si chiama Ossigeno. Più azzeccato di così!