Bestiario invisibile attorno a noi in città

Bestiario invisibileNelle città non siamo soli, oltre al bestiario umano, ce n’è uno che sta diventando sempre più presente, intenso, “abbondante”. Chiunque di noi viva in un contesto urbano del genere,  infatti, si è reso conto da un bel po’ di tempo che in certe zone delle nostre città, soprattutto le più ampie e confusionarie (non solo quella che è al top, in questo senso, cioè Roma), esiste un universo pullulante di vite assai diverse dalla nostra ma di un certo impatto, non sempre visibile in senso stretto, eppure presente alla grande. Di questo tratta il libro “Bestiario invisibile – Guida agli animali delle nostre città” (ilSaggiatore, 22 euro), scritto dal biologo Marco Granata che, nella sua introduzione, accanto alla narrazione personale, arriva subito al centro dell’argomento. Una realtà animale (per tacere di quella vegetale altrettanto ricca) che si è presa i suoi spazi “a mano a mano che l’urbanizzazione e l’agricoltura intensiva consumarono gli ambienti naturali”. Così, racconta Granata, “tanti animali cominciarono ad avventurarsi nelle città”. Uno scenario particolare, un fenomeno che gli scienziati sottovalutarono un po’, all’inizio, per poi rendersi conto che la “natura in città” ne aveva di cose da dire, eccome. “Natura in città” è il titolo di uno straordinario libro della fine degli anni ‘70 del secolo scorso, edito da Rizzoli, con i testi e i disegni di Fulco Pratesi, fondatore del WWF Italia. Una pubblicazione che nel bestiario di Granata viene citata per evidenziare come allora quelle presenze fossero invisibili, una “legione di clandestini” che i “cittadini guardavano con sospetto, o neanche notavano”. Di acqua ne è passata, sotto i ponti delle conoscenze scientifiche e forse delle consapevolezze di tutti, tanto che ora c’è proprio una disciplina che si occupa della natura cittadina, l’ecologia urbana. Sottolinea ancora Granata nel suo bestiario: “Proprio come un bosco, la città è un ecosistema” e come tale ospita oggi tanti ambienti, tra loro molto diversi. Chi abita in habitat artificiali, come le nostre case, chi seminaturali, come aiuole, alberature stradali, piccoli orti, chi ha fatto sue le aree dei grandi parchi cittadini. E ognuna di queste specie, migranti dai loro habitat di origine, ha qualcosa da raccontare. Per conoscerle, soprattutto quelle timide e apparentemente invisibili, bisogna allenare il nostro sguardo, “così da sapere anzitutto quali specie cercare, dove cercarle e spesso pure quando cercarle”, raccomanda il bestiario, da considerare una vera e propria guida da città, da consultare al bisogno durante le nostre passeggiate, anche se ci portano solo da casa al bar dietro l’angolo. Con tante sorprese che cominciano in verità “all’interno” delle nostre abitazioni, dove tra gli inquilini ci sono blatte, formiche, coleotteri vari che amano in particolare la zona dispensa in cucina, acari e i pesciolini d’argento, guest star che si trovano perfettamente ad agio tra le pagine dei volumi delle nostre librerie, mentre il bagno, caldo e umido, è il regno dei centopiedi… lasciando al margine, si fa per dire, zanzare e mosche.

Il bestiario ha il pregio di essere scritto in modo semplice ma non semplicistico, con tutti i riferimenti scientifici utili anche a chi non se ne intende ma che rimane un curioso del nostro approccio con tali coinquilini, oltre che attento alla biodiversità che come si sa, negli ultimi tempi è messa assai a rischio. Se ad esempio tra gli alati, la popolazione dei passeri cittadini è in una vera e propria fase di tracollo, tanto che per la passera d’Italia si parla di un declino tra il 36 e il 50% dal 1996 al 2015, quella di piccioni, gabbiani, cornacchie grigie è in risalita. Mai come i rumorosi pappagalli tropicali che in città se ne stanno benissimo, il parrocchetto dal collare e il parrocchetto monaco. Poi in città ci sono volpi, rapaci, pipistrelli, falene, animali della notte e delle acque e così via. Insomma un menu ricco in questo bestiario, da leggere con calma e attenzione, per renderci conto che magari “qualcuno” ci sta guardando. Apriamo gli occhi, dunque, ne saremo arricchiti, e poi conoscere/capire ci permette di conservare e amare tutto quello che è attorno a noi.